martedì 26 luglio 2011

I'll Be Your Mirror, 24 Luglio, Alexandra Palace, Londra

'Sti inglesi. Bianchicci e rossi. Le ragazze sanno di marzapane e sono tatuate peso sulle braccia. I ragazzi puzzano di muffa, birra e sudore se ubriachi. E si fanno tatuare ciambelle sui bicipiti. Durante i concerti stanno zitti. Quando c'è da ballare, iniziano a muoversi in preda a un San Vito demoniaco. Tra una canzone e l'altra, se apprezzano, non lesinano applausi. Bastano 25 gradi per farli stare in infradito e bermuda. Un tiepido sole li fa spelare sul collo.
In Inghilterra, come a Parigi, le cornacchie razzolano per terra e non sembrano temere l'uomo. Sono nere - qui a Bergamo solo grigie. Le ho notate mentre si saliva per l'Alexandra Palace, un bel palazzo vittoriano che il weekend appena passato ha ospitato il festival I'LL BE YOUR MIRROR, neonato fratellino b-side dell'All Tomorrow's Parties, mega festival inglese da sogno che da 10 anni dà la possibilità a registi/artisti/band lontane dal panorama mainstream (citiamo Matt Groening, Jim Jarmusch, Pavement, Tortoise...) di scegliere la line-up musicale. Da qui la dicitura "curated by...", sinonimo di garanzia e particolare attenzione ai dettagli.
La formula dell'IBYM è uguale e il "curated by..." di quest'anno non è mai suonato così possente e definitivo. Sì, perché quando leggi Portishead c'è poco da sfogliar verze: quei pochi euri che ti rimangono li usi per prendere il biglietto (ho scelto solo un giorno, la domenica), per prenotare l'aereo e volare a Londra. Digiunerai praticamente per 3 giorni e tornato a casa dirai tante pregherine e farai i compiti, sìsì.
Ma che te frega quando in meno di 12 ore ti vedi in sequenza:
Godspeed You! Black Emperor (già visti a Trezzo, ma che ve lo dico affà?, lì nella West Hall dell'Alexandra Palace non volava una mosca, tutti zitti e concentrati sul violino della bella Sophie; visual davvero belli e suggestivi, soprattutto uno che recitava "The Art of Melancholy" e delle immagini che sembravano provenire dal Malleus Maleficarum; la musica che ti penetrava e sembrava un piacere infinito, con quel climax di archi e riverberi a far da cornice all'orgasmo più complicato che tu abbia mai avuto in vita tua, ma che si scioglie dentro te come il cioccolato caldo di un profiterol. Non so cosa ho scritto ma intendevo esattamente quella sensazione);
Beach House (sarò di parte. Victoria Legrand, dimagrita sempre più, è la donna più sexy del pianeta. Coinvolgente, ruggente, con quel mantra di capelli e di organi, la voce possente che rimbomba e Silver Soul lentissima e lei che tiene lunghissima il "they're moving in the daaaaaaaaaaaaaaaaaaark" e quel daaaaaaaark (qui e qui ne trovate un esempio perfetto rispettivamente al minuto 2:42 e 3:12) lo fa risuonare fino alla vetrata sopra di noi e ammutolisce tutto e tutti. Grandissima interpretazione, passionale, calda, elegante. Il passo successivo della loro carriera sarebbe una bella produzione di Giorgione Moroder, la quadratura del cerchio, l'alfa e l'omega, ché le due nuove canzoni che ho sentito vanno in quella direzione lì, è un '86-'89 gran bello. Poi Alex Scally...con quella faccia lì potrebbe essere il nuovo Orlando Bloom, però molto meno fighetta. A proposito di Scally, l'anno scorso al Magnolia lo bloccai per scambiare due chiacchiere e mi disse che lui la chitarra non l'aveva mai suonata fino al 2004, anno in cui incontrò Victoria. Lui suonicchiava il basso e va totalmente ad orecchio, non sa le posizioni degli accordi, usa principalmente due corde. Ecco, questi aneddoti mi piacciono un sacco e fanno emergere quanta sensibilità musicale ci sia in lui al di là della tecnica, della competenza, della conoscenza dello strumento. Questo per ribadire quanto i Beach House siano uno dei pochi gruppi intelligenti a costruire canzoni pop logiche con un inizio e una fine perfetta e una sensibilità palpabile. Tutto fluisce e scorre senza intoppi, nulla è al caso: la struttura è elegante, sinuosa, gli accordi un incastro perfetto con la linea vocale, che ha un ruolo portante);


Swans (prima volta che li sentivo dopo che almeno 8 persone m'avevano detto che era un'esperienza totale. Un muro di suono. Già senza casse, solo con gli ampli sul palco, ti sanguinavano le orecchie, Michael Gira che sputa, si prende a schiaffi, si deforma la bocca, urla per un minuto intero senza prendere fiato; dietro di lui l'uomo di Neanderthal alle percussioni, dulcimer, clarinetto, melodica e chi più ne ha più ne metta; timpano per 2 minuti a martello con ovazioni da stadio e urla; il tastierista uguale a un mio professore universitario, fighettissimo con occhiali da sole e giacchetta kaki che poi toglie e rivela un buco enorme della camicia sotto l'ascella);
Portishead (la prova schiacciante che Dio esiste, aveva ragione il Dostoe; in alcuni momenti era davvero impossibile non far partire un limone; Beth Gibbons ti dà l'impressione di spezzarsi da un momento all'altro - non la voce, perfetta, un filo, meravigliosa, una foglia autunnale -; e ci snocciolano così, come se fosse niente, The Rip (santiddio raperonzolo), Glory Box (dio bono), Wandering Star, Sour Times, Mysterons, Machine Gun, Silence, Hunter, Roads (mio nonno!!!), We Carry On; e qui la gente cantava, eccome! su Glory Box poi un tizio dietro di noi, in preda a una momentanea confusione sessuale, ha ululato I just wanna be a woman)
e Caribou (bellissimo set, niente da dire, mi sono unita alle danze anch'io che quando mi muovo faccio ridere i polli; i palloncini ci cadono in testa e noi giochiamo; il finale perfetto con una inglese che mi abbraccia e mi dice qualcosa ubriaca sfatta e il marzapane iniziale ha lasciato spazio a un tanfo di san miguel che te lo raccomando. E tutta la notte a ripetere in testa SUN SUN SUN SUN SUN S-SUN).
Un pensiero a chi mi ha ospitato (Riccardo), alla belle dame sans merci, ai ragazzi di Pavia che hanno perso l'aereo di ritorno per 5 minuti.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Oddio che invidia. che gruppi!
dev'esser stata proprio una gran bella giornata.
Ari

p.s. si sa che con Glory Box è praticamente impossibile non avere sconvolgimento alcuno ;)

casadivetro ha detto...

Ari, che bello che sei tornata qui!
Come va?

Sì, giornata splendida, ricca di musica suonata in modo impeccabile. Cosa chiedere di più? Beh, forse che i tabiottini del cibo tenessero aperto fino alle 8, orario non molto inglese per cenare, sicuramente italiano. Abbiam mangiato solo un hot dog in 12 ore!

Anonimo ha detto...

Al solito,si tira avanti.

Beh beh ti sei cibata di gran musica.Davvero. che invidia che ti sei sentita i portishead(m'immagino assai l'atmosfera).e pure i beach house.ehh tanta tanta roba.
Ari

p.s.Vedo su che alla fine dei palloncini in un modo o nell'altro son comparsi :)

casadivetro ha detto...

Sì, i Beach House li avevo visti pure l'anno scorso, ho un'adorazione per loro. Mi chiedo come non si possa innamorarsi della loro musica (e della Legrand, certo).

Sì, i palloncini li abbiamo inseriti. Ma non passavi qui da tempo allora!

Anonimo ha detto...

No in realtà sono passata 2/3 volte in silenzio, tranne l'ultima che ti ho lasciato un commento come (un evidentemente insospettabile) A puntato.
Ari

takeshi ha detto...

e pure la lineup di quest'anno vale il prezzo del biglietto: Slayer, Mogway, Afgan Whigs, Melvins...