Ora guardo l’amore da entrambi i lati, cantava Joni Mitchell in Both Sides Now. Uno sguardo totale, onnicomprensivo, due punti di vista per capire quali percorsi hanno portato a imboccare un’unica direzione incidente. Questa l’idea, assai semplice quanto efficace, alla base del cortometraggio vincitore del contest Nokia Shorts 2011, un concorso dedicato a film-maker. Gli otto finalisti hanno ricevuto direttamente da Nokia un budget di 5000 dollari di produzione e due Nokia N8 (il più avanzato smartphone per fare foto e girare video grazie a un sensore da 12 megapixel e ottiche Carl Zeiss) e hanno realizzato in poche settimane le loro idee trasformandole in immagini in movimento. In palio la possibilità di vedere proiettato il proprio corto all’Edinburgh Film Festival e, solo per il primo posto, un premio di 10000 dollari.
La giuria ha decretato Splitscreen: a Love Story del regista inglese JW Griffiths come video vincitore, un corto creativo e poetico che racconta una storia d’amore sospesa tra due città, Parigi e New York. Due vite lontane eppure apparentemente separate solo da una linea, quella che divide a metà lo schermo (splitscreen, appunto). Il video è un gioiello di perfezione formale e contenutistica: piccoli dettagli disseminati (il titolo di testa è generato proprio dalla linea di demarcazione) che non mancano di emozionare; paesaggi urbani che s’intersecano, mutano, comunicano tra loro in un impossibile dialogo fondato sulla distanza; quotidianità portate avanti con gli stessi ritmi, gesti, abitudini; istantanee catturate in città profondamente diverse, ma che mai si sono mostrate così uguali. Vite accostate da un comune sentire, da un’assenza, dal pensiero che da qualche parte nel mondo esiste davvero uno spirito affine che possa ascoltare e comprendere e semmai amare. La mente quindi va al quel piccolo capolavoro di Kieślowski, La doppia vita di Veronica, in cui le due protagoniste, Weronika e Veronique, fisicamente identiche, vivono in paesi diversi e non possono che intuire (quasi come se la percezione valicasse la semplice sensazione e si radicasse nella vita stessa) l’esistenza dell’altra. E’ la mancanza dell’altro che genera poesia, è l’impossibilità di coniugare due vite simili che ci spinge a cercare un terreno neutro, un non-spazio, dove potersi incontrare. Così Parigi e New York s’annullano e la scena si sposta a Londra. I due schermi, divisi ancora per poco, mostrano luoghi della stessa città, a suggerire come le due anime si stiano cercando e avvicinando sempre più. Lo stesso ponte, dei rumori di passi, due visi che coincidono, la magia del primo incontro.
Questo è Splitscreen: a Love Story: il desiderio di congiungere due vite lontane con una cerniera invisibile.
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