sabato 22 ottobre 2011

La belle inconnue

Questa è una storia macabra. O dolcissima, dipende dai punti di vista. Una storia di morte e amore, che è proprio vero che vanno a braccetto.
Parigi, verso la fine degli anni '90 dell'Ottocento. Il cadavere di una giovane donna viene rinvenuto nella Senna; si presume che sia morta affogata, probabilmente suicida. Il rigor mortis (anche se a me piace immaginare un altro motivo) le ha dipinto sul volto un perturbante nonché staticissimo sorriso che cattura l'attenzione di un funzionario dell'obitorio parigino che, come impone la legge, espone il corpo della giovane in vetrina affinché qualcuno possa riconoscerla e poi prende un calco in gesso del viso e di quel sorriso, per poi fotografarlo e renderlo pubblico.
La storia dell'inconnue de la Seine, questo il nome che trent'anni dopo verrà dato da Ernst Benkrd nella sua raccolta di 123 maschere mortuarie, inizia a diffondersi, le fotografie del calco vanno a ruba, vengono vendute nuove produzioni di calchi da collezionare, artefatti capaci di solleticare la pruderie medio-borghese dei parigini, ma anche la ben più grezza curiosità dei villani. 
Non solo: siamo in pieno periodo art-nouveau/liberty e quel volto eburneo, quasi monnalisesco (come scriverà successivamente Albert Camus), combacia con i mezzibusti immortalati nei cammei, gioielli in ambra e onice tanto in voga alla fine dell'Ottocento. Il passo è breve e l'Inconnue diventa canone femminile. Ancor più breve è il passaggio da modello a feticcio femminino: sì, perché la pauvre si trova, malgré soi, a influenzare l'immaginario erotico dell'epoca quasi al limite della necrofilia, chiudendo così quell'ipotetico cerchio psicanalitico di pulsioni erotiche e pulsioni di morte.

Altra chiusura del cerchio: al calco dell'Inconnue si ispirarono Peter Safar e Asmund Laerdal negli anni '60 per costruire la testa del manichino da rianimazione del pronto soccorso battezzato Rescue Anne, divenendo così il viso più baciato di tutti i tempi.


Post scriptum: Gli esperti delle scienze forensi hanno poi affermato che il viso di un'affogata non sarebbe stato ritrovato in condizioni così buone. Si presume quindi che la giovane sia morta per tubercolosi o che, addirittura, il calco fosse stato preso da una modella viva. O ancora, si dice che il sorriso possa essere un prodotto dell'operazione del calco. 
Tuttavia la forza della leggenda e del mito è tale da combattere e superare ogni dato attestato scientificamente. Su quel sorriso i parigini dell'epoca fantasticarono, amando immaginare le storie più disparate: in quell'espressione si volle vedere la placida rassegnazione alla morte, l'impossibile ricerca della tranquillità terrena, o forse un ricordo felice, l'ultimo, passato davanti agli occhi dell'Inconnue prima di essere risucchiata dalle gelide acque della Senna.

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