venerdì 14 ottobre 2011

Un cincino di musica

Così, volevo dirvi ultimamente cosa sto ascoltando e fare un punto della situazione delle ultime robette sentite.
Dopo una buona sbornia dubstep di Shackleton del quale ha parlato meglio di me qualcuno che la sa lunga, mi sono adagiata sulle dolci litanie lennoniane dei Girls che sanno come far durare un climax emotivo per circa 7 minuti senza stancare mai; ho fatto ballare il mio culetto anchilosato su Thundercat che è il bassista di Flying Lotus e ha tirato fuori un bell'album di jazz/fusion/elettronica; mi sono innamorata della cantante e chitarrista dei Widowspeak con la Danelectro e le sue ballate dal sapore anni '50 uscite da un film di Lynch (hanno pure coverizzato Wicked Games, tutto torna); ho pure assaggiato Apparat e il suo post-rock da sesso post a.m.; ho tenuto alta la mia fede verde oro con la bossa nova di Sergio Mendes; ho ascoltato più volte Bon Iver prendendomi davvero male, immaginandomelo nella capanna a soffrire per la sua Emma; mi son ripresa male per il secondo disco dei Bedhead che è omonimo e ha una voce sussurata dentro le chitarre, trame bellissime, intrecci sognanti, poi, boom!, momenti epici e crescendo da lacrime che gli Explosions in the Sky hanno fatto un cut and paste mica male; e poi ho fatto grandiose biciclettate con l'ultimo dei Twin Sister che qualcuno che la sa lunga e meglio di me ha definito "musica per party noiosamente alchemici, sdraiati su sgualciti divani a sondare le umide cavità altrui"; non contenta mi sono ri-innamorata di Feist che ha ciccato un album perfetto, uno di quegli album che già dalle prime note sai che è bellissimo e sì, mantiene la promessa fino all'ultimo; e, siccome non c'è due senza tre, è spuntata St. Vincent (di cui metto questa canzone, però sceglietene una a caso dal mazzo, non vi deluderà) di cui non avevo ascoltato nulla e che m'ha fatto pensare a Bowie in gonnella tanto è brava a cucirsi addosso melodie elegantissime, barocche e pompose e leggerissime al tempo stesso; gran finale di musica volante non identificata con Hype Williams.
Ah, l'ep di James Blake lo collocherei tra le cose più dolorose mai sentite. Una canzone come Enough Thunder mi lacera. Anelamento continuo, lamenti, svisate, "we can hope for heartbreak, now".

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