lunedì 1 agosto 2011

Sì, probabilmente anch'io


L'anno scorso Devendra Banhart rispose così alla domanda "Come si immagina il paradiso?":
Tutto sa di vaniglia e Morrissey suona per sempre.
Sì, forse anch'io avrei detto una cosa simile. L'immagine è proprio bella: aroma di vaniglia ovunque e in filodiffusione Moz che, appollaiato su una nuvola di taffetà, intona Heaven knows I'm miserable now con la sua voce baritonale e disincantata.
Se devo essere proprio essere sincera per me il massimo sarebbe avere João Gilberto che canta a ripetizione tutto l'album Chega de saudade (o Gezt/Gilberto, a sua scelta, sarebbero deliziose sottigliezze) e mi insegna le posizioni di chitarra per suonare la bossa nova. Mi scioglierei come Olivia con Braccio di Ferro.
La bossa nova, proprio come la lingua e il cinema francese anni '60 (che poi bossa nova e nouvelle vague sono sinonimi!), è un po' il mio oscuro, ma neanche tanto, oggetto del desiderio: mi porta a formulare sì pensieri lascivi, ma mi induce anche a uno stato di beatitudine e di rilassatezza che raramente provo con altra musica. Un sorriso ebete mi si stampa sul viso, chiudo gli occhi, mi lascio trasportare da immagini colorate e fumose, inizio a muovere il piede e il bacino. Persa, mi avete persa.
E poi com'è bello "strambutonare" le parole in portoghese senza sapere cosa si sta dicendo?

Poi coi Tamba Trio potrei proprio andare in brodo di giuggiuole: bossa nova, jazz, armonizzazioni vocali.
Ancora meglio Sergio Mendes e Brasil '66, da sballo.

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