mercoledì 31 agosto 2011
Simon Reynolds, 20 Settembre, Milano
domenica 28 agosto 2011
Senza pensarci troppo
- Otis Redding - Announcement
- Sérgio Mendes & Brasil '66 - Chove Chuva
- Broadcast - The Book Lovers
- Can - Vitamin C
- Twin Shadow - When We're Dancing
- Silver Apples - Oscillations
- Nikita Quasim - Can't Go to Cuba
- Soft Powers - Just Like Tropica-L
- Mina - Cartoline
- Deerhoof - Spirit Ditties of No Tone
- Sébastien Tellier - Fantino
- Stereolab - Pack Yr. Romantic Mind
- Tamba Trio - Garota de Ipanema
- Yo La Tengo - My Little Corner of the World
- Anika - Yang Yang
- Piero Umiliani - Centrali Termiche
- The Beach Boys - Pet Sounds
- Candy Claws - A Strange Land Discovered
venerdì 26 agosto 2011
Il RETRORMENTONE numero sei
2000. Ascolto What Can I Do dal cd Unplugged, uno dei primi dischi originali che la mia collezione abbia mai visto. Mi innamoro di Andrea Corr.
2000 (pochi mesi dopo). Scopro che Andrea Corr e Robbie Williams hanno avuto un flirt. Invidio Robbie e mi abbandono al momento pseudopunk della mia adolescenza. Basta melensità.
2005. La mia allenatrice di pallavolo Silvia, che mi sta simpatica un casino, ci porta in Val Gerola a fare il campo estivo. Durante l’andata mi siedo davanti (sono la più alta) mentre lei guida e altre mie tre compagne stanno dietro. Noto un cd dei The Corrs nel portaoggetti, metto su Breathless e dentro di me moltiplico la mia stima per lei. Le chiedo di darmi il cinque.
2011. Son passati più di dieci anni e ogni tanto mi sento ancora così. Disillusa e romanticamente ancorata alle immagini platoniche di Piccoli Problemi di Cuore e delle letterine romantiche che ti scrivi con i compagni di classe, passate sottobanco tramite una catena di 18 mani durante le ore di Educazione Tecnica. Anelo ancora e sospiro nell’incontrare la mia metà perfetta di mela, la persona ideale a cui cantare soavemente queste parole zuccherate. Utopia, direte voi. Io vi rispondo che sognare è gratis, e che l’esser disillusi già prima dei sessant’anni e semplicemente triste.
mercoledì 24 agosto 2011
In attesa de IL RETRORMENTONE
domenica 21 agosto 2011
lunedì 15 agosto 2011
Gregory Crewdson: rappresentazione di uno scatto
La foto mi colpisce se io la tolgo dal suo solito bla-bla: tecnica, realtà, reportage, arte, ecc. Non dire niente, chiudere gli occhi, lasciare che il particolare risalga da solo alla coscienza affettiva. (Roland Barthes)
Le fotografie di Gregory Crewdson creano un senso di attesa e di inquietudine: ti aspetti che prendano vita e che da un momento all'altro succeda qualcosa come quando si è a teatro. E' un trompe d’oeil, una finzione? O sono talmente irreali da sembrare sospese nel tempo e nello spazio? Scatti studiati in ogni minimo dettaglio, rifiniti come una sceneggiatura: per realizzarli, Crewdson, classe 1963, newyorkese di Brooklyn e professore di fotografia alla Yale University, fa costruire un vero e proprio set (a volte perfino con attori conosciuti come Tilda Swinton, Julienne Moore, Philip Seymour Hoffman e Gwyneth Paltrow), una mise en scène in cui il fotografo diventa regista. Ma cosa anima le sue fotografie? Cosa c’è dietro la sua ricerca?
I suoi tableaux vivants sono figli del realismo di Hopper e del surrealismo di Lynch, celano un mistero, rinviano ad altro, nascondono un Reale lacaniano pulsante che si nasconde tra i muri delle sue location, tipiche villette di quartieri suburbani; solo fotografie?, no, dipinti di squarci di vita sottratti ad una quotidianità quasi maestosa nel suo volersi esibire. Pezzetti del quotidiano sospesi nel tempo e nello spazio, un’eternità che non si manifesta come coazione a ripetere, ma come esplosione dell'attimo, di un hic et nunc che risuona in tutta la sua forza e bellezza. Si percepisce una tensione come il momento che precede lo schianto o di qualcosa d'ineluttabile; l'ideale colonna sonora sarebbe il rumore bianco del televisore, oggetto che spesso compare nelle sue fotografie, quasi a riempire l'immensa solitudine delle vite dei personaggi. Crewsdon sceglie una casa disabitata e colma l’assenza con un pullulare di vita che, paradossalmente, tutto fa fuorché creare una presenza. Sono questi elementi che spingono lo spettatore a cercare un qualsivoglia segnale di vita, di vita vera che vada oltre la rappresentazione da imitation of life.
Le fotografie di Crewdson sono state definite “sogni ad occhi aperti”, oniriche, avvolte da un candore poetico che ben si esprime in un perfetto equilibrio di luci e colori (il blu sovrano).
Lo scrittore e poeta inglese romantico Samuel Coleridge ha coniato un’espressione che potrebbe essere applicata alla fotografia di Crewdson: “suspension of disbelief”, ossia la volontà di addentrarsi in una dimensione altra in cui è necessario, per l'appunto, sospendere il dubbio, l’incredulità momentanea e la verità razionale, per poter abbracciare una fede poetica. Dove il reale si sposa col surreale, il fantastico (fancy scriveva Coleridge nel suo saggio Poetry and Imagination) emerge da una situazione ordinaria: chi scatta la foto deve avere questa disposizione d'animo che sfocia nell’immaginazione e trasfigura un attimo banale per elevarlo a poesia. E lo spettatore, come il fotografo, si fa trascinare in un’atmosfera confusiva, ma indubbiamente affascinante, cogliendo lo scarto tra naturale e sovrannaturale. E l'attimo diventa unico, sospeso, eterno.