mercoledì 1 giugno 2011

fotta [fót-ta]: Cults e i meravigliosi anni '60

(In attesa del racconto semiufficiale (di sicuro ufficioso) del mio Primavera.)

Se va avanti così sarò costretta a inaugurare qui a destra una nuova etichetta: la fotta. Fino a 14 giorni fa non sapevo manco cosa significasse, poi un commento di r., compagna di concerti a Barça nonché fine conoscitrice pop (chapeau!), m'ha illuminato.
"Avere la fotta" vuol dire essere scimmiati, perdere la testa per una cosa, incazzarsi pure, andare in collera, fuori dai gangheri. E quindi innamorarsi perdutamente di una cosa.
E' con estremo imbarazzo che mi rendo conto di essermi persa i Cults al Primavera (ahimé, sono arrivata a Barcellona un giorno dopo!). E dire che sono una delle cose più deliziose e sixties (v. Cat's Eyes) di quest'anno!
Avete presente Mulholland Drive di Lynch? La scena in cui Camilla Rhodes si presenta al provino cantando questa canzone in stile Platters?



Ecco, siamo lì come mood, spruzzatelo di garage e batteria splendida con timpani come l'orchestra della Rai degli anni '60 diretta da Bruno Canfora a StudioUno. Poi un goccio di glock che non guasta mai.
E pensate al fatto che Morricone è a un passo da lì. E che Danger Mouse ha prodotto un disco come Rome, splendido omaggio al genio di casa nostra. Che Stuart Murdoch, oltre a Moz, abbia fatto scorpacciate di ascolti di Burt Bacharach.
Perché la cosa che alla fine mi frega maggiormente, al di là delle rivoluzioni nowave, noise, math e post-tutto, è la melodia. Azzeccare la linea vocale, amalgamarla con gli altri elementi, dare un arrangiamento coerente e naturale, mai forzato, arricchirla con armonizzazioni, lasciarla scorrere e allo stesso tempo incalanarla, inquadrarla, addomesticarla in una cornice ritmica e armonica che quadra, che ha un senso. Non lasciare nulla al caso. Non tralasciare i particolari che rendono indimenticabile un brano. Coerenza, onestà e cura dell'elemento melodico. Checché se ne dica, questo è il pop che sopravviverà alla falce del tempo: e la purezza e la perfezione pop è stata raggiunta negli anni '60. Il resto è meticciato, distaccamento, riproposizione, rielaborazione, nostalgia vintage.
Ma tutto è lì. Beach Boys, Beatles, Byrds, Morricone, Mina, Lee Hazelwood e compagnia bella.
Un ripassino è sempre d'obbligo quando dopo 50 anni si parla ancora di revival, e si gioca a fare i saccenti vintage sfoderando un accento indie-snob, quando gli anni '60 erano tutto fuorché snob, elitari, radical-chic. Mina non se la tirava per niente e aveva 25 anni e le era stato affidato un programma della madonna come StudioUno. Gli ospiti che capitavano lì erano pezzi da novanta (qualche nome, giusto pe' favvve capì che all'America potevamo solo invidiare....ma cosa, poi?: Mastroianni - che fa cantare il cane, Tognazzi, Gaber, Manfredi, Gassman, Sordi, De Sica, Totò): classe innata, eleganza e spontaneità.
Ora abbiamo artistucoli che si professano detentori di verità sublimi e pensieri iperuranici, s'ubriacano di avverbi di modo con una spocchia non indifferente e cercano di rappezzare elementi sintattici forti, partorendo frasi che esprimano indignazione, situazionismo, libertà intellettuale e quel sentimento polivalente di "anticonformismo corretto Nicky Vendola".
Ma questa è un'altra storia. Si parlava di musica, e musica sia.
Ecco a voi i Cults.



e già che ci siete guardate qui, canzone di Sordi e Piccioni (!), e pensate a I knew it was over dei Cat's Eyes. Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.

11 commenti:

r. ha detto...

Non lasciare nulla al caso. Non tralasciare i particolari che rendono indimenticabile un brano!!


Io te l'avevo detto che c'ho la fotta oggi con i Cults!!


Aaahh, e se funziona a votazione, io voto "si" (x4, per seguire l'onda del momento!) all'apertura della nuova sezione, qui a lato!

Anonimo ha detto...

sempre divertentissimo leggere indie-snob che fanno le critichine saccenti ad altri indie-snob.

casadivetro ha detto...

Ancor più divertente scorgere l'ironia pungente tipica degli indie snob in una critichina, anch'essa saccente, alla critichina.....
e si potrebbe andare avanti ancora per molto.

Ah, se ti va posso anche rincarare la dose con un affondo quasi post-moderno: "L'indie s'è incancrenito in un cliché devastante, caricatura ed ubriacatura di se stesso, prigioniero di un manierismo che non appartiene a nessuna epoca se non a un presente sempre in bilico tra nostalgia del passato e desiderio di nuove tendenze".

La lacerazione s'avverte quando chi ha portato avanti un ruolo, una maschera, un credo per anni, si rende conto della sua vacuità - e dell'omologazione alla quale ha sempre aderito.
L'indie è un semplice prodotto. Ben confezionato, per carità, ma non ha più alcuno spessore.
E naturalmente, come in Persona di Bergman, sto parlando di me.

http://www.youtube.com/watch?v=8sGiIaTHxj8

Anonimo ha detto...

vuoi l'applauso per l'analisi? per l'autocritica?

casadivetro ha detto...

Anonimo, è molto facile fare due battutine senza argomentare, sai? Anche tu della scuola Tarantino?
Dialoghi accattivanti, sarcasmo a palate e storia demmmerda?

Anonimo ha detto...

bergman, tarantino, vai, come sei cool, come sei cinefila. senti, signorina "oh come sono post-moderna", fai meno la permalosetta. sparo tutte le sentenze che mi pare su un pubblico blog e non mi metto certo a fare analisi da due soldi sul fenomeno indie o quant'altro. vatti ad ascoltare james blake, anna calvi o il nuovo disco hype del momento sentendo di essere più fichetta up-to-date degli altri.

buon pomeriggio.

casadivetro ha detto...

Anonimo, abbassiamo i toni, sotteriamo l'ascia di guerra e andiamo a prendere una crepe alla nutella.
Capisco che possa starti antipatica a priori, ma stiamo un po' esagerando. Se tanto non mi sopporti non discutere manco............invece di perdere tempo qui potresti scoprire, come faccio quotidianamente, il nuovo duo lo-fi dream-pop svedese con cantante giapponese.

;)

p.s. si scherza, dai!

Anonimo ha detto...

molto meglio così casadivetro, notai risentimento e di conseguenza piazzai l'affondo, in realtà non è che abbia chissà che contro di te.
anche se il fenomeno sarebbe effettivamente da studiare. ma ce lo vogliamo risparmiare.
continua pure per la tua strada, magari ti leggerò ancora; il consiglio è solo ogni tanto di sciacquarti via tutte queste cose, vedere cosa c'è dietro, tipo il kinder cerali, e lavorare su quello. che le passioni, anche diverse, anche condivise da molti, non sono mai state un problema. le maschere invece sono sempre un po' un impiccio. fine indie-psicologia spiccia da anonimo di passaggio.

buon proseguimento.

Anonimo ha detto...

Che buono il kinder cereali, ma è facile lavorare sulle cose concrete caro Anonimo.
Molto più difficile parlare di quelle astratte, che poi gli indie-snob esistono?

xx

Anonimo ha detto...

Mai percepita così tanta tensione in questo pacifico blog!
Anonimo, le risposte a tale ingiustificato nervosismo sono due: del soddisfacente sesso o del buon cibo, o entrambi.
[Consiglio dato dal profondo del mio cuore un poco indie.]

chacha

casadivetro ha detto...

Bene, anonimamico - e uso "amico" perché il mio intuito mi suggerisce tu sia un maschietto -, felice si sia conclusa questa parentesi (che non è spiaciuta per niente, ti dirò.....anzi, ripassa quando vuoi, avrai dosi su dosi di risentimento, non rivolto verso di te, chiaramente.
Solo una domanda: ma cosa t'ha dato più fastidio di questo post? Pe' capirse... Criticavo solo la tendenza, tutta indie, al recupero pedissequo di certe mode passate. E quindi invitavo tutti ad ascoltare le fonti musicali.
I commenti sono stati, ammettiamolo, una diarrea di parole, nutellate di deliri, un parlarsi addosso convulso per cercare di denunziare un'omologazione imbarazzante (tutto ciò da parte mia) e un'acidità senza eguali (la tua, caro!).