giovedì 24 novembre 2011

Marry me Annie

Faremo incazzare Rula Jebreal. 
Annie Clark, aka St. Vincent., è una bella figliola. Sì, sappiamo tutti che canta e suona da Dio e che (geek mode: on) le sue canzoni sono eccentricamente coperte da una patina di elettronica vintage barocca che gronda pop in modo delizioso ed elegantissimo. Ma obiettivamente: quando la si vede dimenarsi con la chitarra, smanettare col tacco 12 tra i pedali, sistemarsi il ciuffo riccio, muovere il suo corpicino (vestito paurosamente) e la schienina scoperta, ecco, il pensiero serpeggiante è: ora mi alzo e le salto addosso. Il discorso vale sia per uomini che per donne, il fascino e lo stile di St. Vincent sono talmente luminosi da colpire entrambi i sessi. She is beyond good and evil.


St. Vincent, Milano, 23 Novembre 2011

martedì 22 novembre 2011

Buon inverno

A coloro che si parlano a gesti, e si fissano negli occhi color carbone, e pregano il tempo di andare a farsi fottere. Agli amori sacri che cadono a terra facendo il rumore di una piuma e fluttuano sui corpi. Alle distanze e agli schermi che attutiscono quelle stesse distanze - e a chi si fissa muto come attraverso uno specchio, tu là io qui. Sapere di esistere ma non potersi toccare, tu ancora più in là e io sempre qui. M'inchino alla devozione degli sguardi e alla pazienza degli occhi.

lunedì 21 novembre 2011

La chiusura del cerchio

o: di come gli autori televisivi si divertano a far combaciare tutto.

L'avevo già scritto due settimane fa. In Tutti Pazzi Per Amore 3 (Rai1, domenica, prima serata, ma questa settimana va in onda pure martedì) c'abbiamo la storia lesbo. Innanzittutto complimenti per la scelta dell'attrice, Anita Caprioli......(e qui la mia mente sta facendo grandi viaggi, film, scenette, sospironi....), che c'ha un fisicaccio che, diciamolo, dà la merda a Megan Fox. Interpreta la determinata Eva, che lavora nel vivaio di Paolo. 
Insomma, nella puntata di oggi Eva arriva in moto accompagnata da Alessia Barela, nientepopodimenoche Marina, la dottoressa di Terapia d'Urgenza, tremenda fiction Rai mandata in onda due anni fa e riproposta recentemente in replica su RaiPremium (lo ammetto, l'ho rivista pure lì) e che aveva come peculiarità delle storie talmente sconclusionate da risultare divertentissime. Cioé: Sergio Muniz che recita, un concetto che solo a sfiorarlo ti fa piegare in due dalle risate, e a vederlo ti potrebbe far lievitare come Mary Poppins e la barzelletta dell'uomo con una gamba di legno di nome Smith - e l'altra gamba come si chiama?. Il motivo per cui m'ero appassionata a quest'orrida fiction era molto semplice: aveva un'esilarante storia lesbo, lo stesso motivo per cui ho visto una stagione di Buffy (che, ribadisco, era trash quanto Terapia d'Urgenza) e tutto ER - questa almeno era fatta bene.
Rispolvero la memoria: le nostre lesbo eroine in Terapia d'Urgenza erano la dottoressa Marina Ranieri del Colle e l'infermiera proletaria Esther (agevoliamo una diapositiva), quest'ultima interpretata dalla sosia dell'ultima mutazione genetica di Michael Jackson. [L'altra cosa bella di Terapia era la percentuale altissima di attori presi da Distretto di Polizia, Incantesimo, Orgoglio, Commesse, Capri, i Liceali, e qualunque fiction di successo targata Rai o Mediaset degli ultimi 5 anni e che, non mi vergogno a dirlo, conosco a menadito.]
Insomma, Marina e Eva: l'ideale chiusura del cerchio, simbolica e fisica. Il personaggio di Eva è traghettato e accompagnato da un personaggio amatissimo dalla community lesbo-televisiva: cosa è se non un illustrissimo battesimo del fuoco?
Che poi, SPOILER!, Eva s'innamorerà di Lucrezia Lante Della Rovere (interprete di uno dei personaggi più latentemente lesbici della fiction Rai, ovvero Donna Detective), è un dettaglio che chiude il cerchio con la fiamma ossidrica.

sabato 19 novembre 2011

Donne che scopano male

Era un po' che non parlavo di donne. Lo spunto me l'ha dato una lettrice che mi ha fatto vedere il nuovo spot shocking della Benetton (se non sono shocking 'sti spot non piacciono più. Però c'è da dire che la Benetton ha sempre fatto delle campagne molto dirette, sin dal '92). La scena clou è il bacio tra due musulmane. Dopo le vampire lesbiche, il limone tra Britney e Madonna e la figlia di Lino Banfi omosessuale in una fiction Rai, dopo il coming out della De Filippi (ah, non è ancora uscita dall'armadio? Certo, aspetta di farlo mano nella mano con Gianni Sperti), ecco che vengono sdoganate le musulmane che limonano contro il muro. 
Da lì è partito un collegamento folle a un flash altrettanto folle che avevo avuto la notte precedente prima di dormire, che si sa che prima di abbioccarsi ci sono le idee migliori o quelle più a briglia sciolta perché la ragione non può esercitare un grandissimo potere.
Tutto nasce da un'esperienza di vita vissuta, non potrei mai mentirvi. Recentemente, dopo una notte di bagordi e di dubstep e di subwoofer e di attenzione che tra poco sarà la volta del revival eurodance, sono capitata nel bar di una stazione. Faccio lo scontrino e senza ordinare mi dirigo alla toilette alla quale si poteva accedere solo previo pezzo di carta finanzino. Esco dal tugurio allucinato che mi ferma una donna sui cinquanta con un camice da bidella chiedendomi lo scontrino. Glielo do e lei, appoggiandolo allo stipite di una porta, lo vidima con una moneta da un euro che lascia un baffo grigio sulla carta leggera dello scontrino.
Ecco: questo minimo gesto mi ha fatto pensare che lei fosse una donna che scopa male, sbrigativamente, di quelle nazi cattive che non stanno lì tanto a pensare ai preliminari ma ti mettono subito una mano tra le gambe come le carcerate del video Telephone di Lady Gaga. Nessun indugio: la classica sveltina durante la pausa pranzo ma veloce a venire che devo anche mangiare. 
Lo stesso pensiero m'era già balenato mesi fa assistendo a una scenetta nei bagni della Stazione Centrale (quelli ai quali puoi accedere solo mettendo l'euro così ti si aprono le porte meccaniche). Una delle inservienti s'era incazzata tantissimo perché credeva che delle turiste inglesi fossero entrate due alla volta pagando un euro anziché due. Le turiste non capivano e quindi mi prestai come traduttrice. L'espressione incazzosa della donna dei wc di Centrale dipinge ora il volto di ogni donna che m'immagino scopi male, sovrapponendosi alle espressioni e alle movenze.
Alle inservienti dei wc pubblici si uniscono (nel mio stupido immaginario) certe donne che potenzialmente scopano senza poesia, accademicamente, stancamente, per sfinimento: le notaie, le farmaciste, le giornaliste di guerra (che lo fanno come delle ossesse, come se non ci fosse un domani) e...le sessuologhe.

giovedì 10 novembre 2011

Explosions in the Sky, l'emozione a ogni costo

Nel mondo dipinto dagli Explosions in the Sky ci sono ragazzi e ragazze che si amano, si tengono per mano, si guardano negli occhi, ammirano l'alba o il tramonto nudi sotto le coperte dopo essere venuti - rigorosamente nello stesso momento. Basta una loro nota - tenuta lunghissima col delay - una nota che ti spezza le ossa, il cuore, il fiato - per innamorarti di qualsiasi cosa, animale o persona (non a caso scritti in quest'ordine) in venti secondi. Grande struggimento, battito cardiaco in levare, oscillazione come quando baci qualcuno, sei ubriaco e inizi a muoverti a ritmo della musica - lunare, onirica, ipnotica. La testa a ciondoloni, persa, persa, persa.

Trezzo, 9 Novembre 2011.
The Only Moment We Were Alone.

martedì 8 novembre 2011

Poi c'era Mary J. Blige che cantava coi Girls

domenica 6 novembre 2011

Virate/virago - le previsioni di Nostradamus si sono avverate

[...] E quindi, arriviamo al punto.
Abbiamo un telefilm in Italia che ricalca il ritmo frizzante delle sit-com americane, condensa le meglio trovate musical-oniriche di Ally McBeal e Scrubs, con battute perfette e recitazione brillante: si chiama Tutti pazzi per amore. La seconda serie sta andando molto bene, non sembra mostrare segni di cedimento. Ma mi chiedo, quando ci sarà la tanto attesa lesbo-virata? E, soprattutto, chi coinvolgerà? [...] (questo blog, questo post, Aprile 2010)
Ecco che leggo che nella terza serie di Tutti Pazzi per Amore avremo la preannunciatissima (da me) virata virago. Protagoniste due - belle - attrici verso gli -anta, Lucrezia Lante della Rovere e Anita Caprioli. Ci ho preso alla grande.

mercoledì 2 novembre 2011

Sia fatta Giustizia

Il grido del popolo risuona alto e unanime. Venga fatta giustizia! 
Dopo il misero 5.3 di Pitchfork (che esalta - giustamente - certi artisti, ma è anche reo - confesso - di aver dato voti spropositatamente alti a ciofeghe universali), dopo il super-mega inimitabile Cross del 2007, disco che, insieme a A Kind of Blue di Miles Davis, ha avuto il merito, rarissimo, di mettere d'accordo proprio tutti (hipster col tatuaggio a forma di triangolo, baffoni nostalgici di Lenny, tamaVVi iperpalestrati, amanti del french-touch, metallari cattivi e meganerd della slappata virtuos-masturbatoria), dopo il celebrato e ruffianissimo spot Adidas diretto da Romain Gavras, ascolto finalmente Audio, Video, Disco, seconda fatica del duo heavy-electro Justice. Dell'omonimo singolo uscito due mesi fa avevo a suo tempo scritto e sostanzialmente potrei ripetere le stesse cose per parlare di questo controverso sophomore album.
Controverso, sì: agli orfani di Cross non è piaciuto. Come mai? Ok, manca il singolone catchy come D.A.N.C.E. o lo stucchevole pitch-shifting di The Party. Eppure i synth saturi e insostenibili ci sono, gli archi svolazzanti pure, i bassi slappati anche, le ospitate canore in auto-tune non mancano. E allora perché questa insoddisfazione? Perché la virata prog-epic-kitsch è davvero pesante: uno schiaffone (uno slappone, se vogliamo) alla facciazza degli hipster e un abbraccione ai riccardoni invasati di Yes, Queen, John Miles di Music (brano fondamentale per comprendere a fondo questo lavoro dei Justice), Van der Graaf Generator. Palm muting, riffoni con la diavoletto Gibson, organi a iosa, strafottenza e grezzume che raggiungono spessori inediti e che sinceramente hanno dell'eroico. Ohio è la canzone che i Fleet Foxes suoneranno nel 2025 (ed è concettualmente una Trans Europe Express esportata in USA), Horsepower suona come la sigla mai realizzata per le trasmissioni leggere di Fininvest con i balletti di Lorella Cuccarini, Brianvision un calderone di epicità alla The Legend of Zelda, Helix fa muovere il culo anche a mia nonna. Abbiamo stacchi di batteria che ricordano Hot Stuff di Donna Summer, Irene Cara di Fame, Giorgio Moroder lì a mo' di santino, il tutto condito da un'estetica retro-futuristica post-glam a 8bit. Il periodo è quello: '75-'79, da lì non si scappa.
Da ascoltare on'n'on'n'on'n'on............

martedì 1 novembre 2011

il RETRORMENTONE non muore mai (manco il giorno dei morti). Numero 10 e via.

A-rieccolo. Sono felicissima di dare il bentornato alla mia rubrica preferita (anche perché ho solo quella) col botto. Scrive per noi Lola, a cui voglio un gran bene e davanti alla quale chino il capo come gesto di reverenza: maestra in giochi di parole&neologismi, pozzo (forse perché si veste sempre di nero) di sapere, abbracci a profusione.
Ecco il suo Retrormentone.

Pulp. Molto pulp. Pure troppo!
14 settembre 1995. Bergamo. Mi presento in classe in tuta, sciatta, non truccata, ascella poco purificata, capelli lunghi e di colore indefinito, prendo posto goffamente, assonnata. È il primo giorno di scuola, in senso assoluto: la prima ora di lezione delle medie superiori. È il mio compleanno. Questo particolare, temo, attira ulteriormente l’antipatia delle altre 25 o 26 teenager presenti. Dai loro sguardi capisco che ho poche probabilità di sopravvivere.
Finite le lezioni, mi dirigo verso la stazione insieme a una mia compaesana. Ci ferma il solito venditore molesto. Ci chiede come ci chiamiamo. “Elena”, risponde la mia compagna, sgamata, che invece di nome fa Letizia. “Marisa!”, mi metto a improvvisare anch’io su modello dell’amica, dimostrando peraltro poca dimestichezza con l’onomastica di fine secolo. Ma il sotterfugio viene scoperto dall’ambulante di turno nel giro di pochi secondi: gli basta leggere il mio vero nome sulla collanina che ho addosso. A metà anni ’90 era di gran moda l’oggettistica anagrafica. Una fatica per trovarla, tra file di monili con su scritto “Maria” e “Paola” e “Elena”, e ora mi ripaga tradendomi! Capisco di avere sul serio poche probabilità di sopravvivere.  

La soluzione dell’impasse arriva di lì a poco. Nell’autunno del 1995 compaio in IAF orribilmente bionda, in dolcevita scuro e al collo un filo nero a racchiudere le lettere D-E-B-O-R-A-H, con l’acca, come la marca di cosmetici. Nemmeno tanto difficile da reperire rispetto all’altra con il mio nome vero, peraltro! L’idea mi viene dal video di Disco 2000, dei Pulp, che racconta una tipica storia boy meets girl, un incontro felice in disco che si risolve in un rapporto sessuale. Dei sottotitoli rivelano i pensieri dei personaggi. Più volte Deborah, la protagonista, si chiede, scocciata, il motivo per cui la faccia smunta di Jarvis Cocker sia costantemente alla TV. Il videoclip in realtà passava davvero di continuo su videomusic e su telepiù, che dall’estate di quell’anno trasmetteva MTV in chiaro per qualche ora al giorno. Di MTV ricordo soprattutto Andrea Pezzi, che fine ha fatto, Andrea Pezzi?
Due questioni mi preme sottolineare. Una è che questa canzone potrebbe essere stata scritta anche l’altro ieri. L’altra è che si tratta di un brano ipernostalgico che si interroga su un futuro che adesso è passato. Il primo punto è facilmente spiegabile: l’operazione sistematica di recupero è la stessa che viene messa in atto oggi. I pulp pescavano a piene mani dalla disco e da sonorità anni ‘60 e ‘70. Anche il look di Jarvis Cocker, che infatti è innegabilmente un protoindie, risulta attualissimo: magrezza impressionante, aspetto da fantino mancato, capigliatura rubata al coiffeur di Paul McCartney, occhiali di una grandezza spropositata rispetto al viso (anche se nel video non li indossa), financo gravi problemi posturali. L’altro nodo cruciale, invece, è piuttosto complesso, ma potrebbe essere così riassunto: futuro nel passato, would + infinito.

A sinistra la postura di Jarvis Cocker. A destra un indie.
14 settembre 2000. Milano, statale. Primo giorno di università. Fully grown, sort of. Anfibi, capello nero corvino cotonato, trucco pesante, rossetto sbavato, I wear black on the outside ‘cause black is how I feel on the inside. Ciononostante passo gli esami. In ogni dove si fa un gran parlare di un nuovo programma TV, Il grande Fratello. Io, che ho appena letto Orwell, mi immagino che quei poverini dei concorrenti saranno messi in una casa che sa di cavolfiore e verrà loro proibito di esprimersi con i più crudeli espedienti e un po’ mi dispiace. Penso spesso agli amici di infanzia, a Letizia, che adesso tanto sgamata non è più, che non è mai andata all’università e ora ha un figlio. L’ha chiamato Nicolas, il figlio, ho sempre sospettato fosse un omaggio a Sarkozy. Anche a Deborah, penso spesso, a come il 2000 del 1995 alla fine sia diverso dal 2000 del 2000. Ma soprattutto ricordo Andrea Pezzi, che fine ha fatto, Andrea Pezzi?

i fotomontaggi sono ad opera dell'autrice.