A coloro che si parlano a gesti, e si fissano negli occhi color carbone, e pregano il tempo di andare a farsi fottere. Agli amori sacri che cadono a terra facendo il rumore di una piuma e fluttuano sui corpi. Alle distanze e agli schermi che attutiscono quelle stesse distanze - e a chi si fissa muto come attraverso uno specchio, tu là io qui. Sapere di esistere ma non potersi toccare, tu ancora più in là e io sempre qui. M'inchino alla devozione degli sguardi e alla pazienza degli occhi.
martedì 22 novembre 2011
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1 commenti:
Sapere di esistere ma non potersi (piú) toccare, con BonIver in sottofondo....
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