Una volta mi vantavo del mio radar che mi consentiva di riconoscere una lesbica a 5 metri di distanza. Le beccavo tutte, inspiegabilmente, il CICAP mi aveva perfino contattato per studiare questa mia dote innata.
Una volta.
Sto perdendo colpi, ahimé, collezionando una figuraccia dietro l'altra.
L'anno scorso, cotta cottissima dell'assistente androgina del mio professore, aspettai a fare l'esame per dirle che mi piaceva molto. Dopo essere diventata paonazza e verde (?), si mise a ridere un po' impacciata, un po' imbarazzata, un po' a disagio, dicendomi che tutti credono che lo sia mentre a lei non interessa, non sa, non vuole sapere. Non desidera nessuno.
Appartiene al gruppo delle grandi incognite che usciranno dall'armadio a 40 anni e vivranno la loro personale Woodstock cercando di recuperare il tempo perduto.
Beh, ci avevo visto male, ma fiutai che c'era qualcosa di latente in atto.
Ecco, lei è il mio sogno proibito: altissima, magrissima, sempre stanca, sempre un po' scazzata, un cervello immenso e inesplorato, borse di studio e borse sotto gli occhi, che ama gli Smiths e che porta le magliette dei Joy Division durante le lezioni. Tipo che ti amo, quasi.
Ma sei inarrivabile, my dear. E sei pure un mistero.
Non mi sembrava per niente un mistero una ragazza che sta facendo il laboratorio teatrale con me: viso da ragazzo, voce mascolina, modi di fare palesemente palesi, calcetto femminile, la classico tomboy. Era una partita facile.
Pessima mira. In un momento di debolezza le dico: "scusa se mi faccio gli affari tuoi, ma sono lesbica quanto te". Mi aspettavo uno sguardo solidale, tipo ehyanchetumaddai?, invece "no, guarda, me l'hanno detto tutti e ci sono anche abituata, ma non è così".
Speck.
La mia prossima scommessa è la regista che ci tiene il laboratorio teatrale. Classica bellezza androgina, capello corto biondo, mai un filo di trucco. Riesce a starmi bene anche in tuta. E poi suda e le vengono le pezze. Ti stimo, sorella.
Una volta.
Sto perdendo colpi, ahimé, collezionando una figuraccia dietro l'altra.
L'anno scorso, cotta cottissima dell'assistente androgina del mio professore, aspettai a fare l'esame per dirle che mi piaceva molto. Dopo essere diventata paonazza e verde (?), si mise a ridere un po' impacciata, un po' imbarazzata, un po' a disagio, dicendomi che tutti credono che lo sia mentre a lei non interessa, non sa, non vuole sapere. Non desidera nessuno.
Appartiene al gruppo delle grandi incognite che usciranno dall'armadio a 40 anni e vivranno la loro personale Woodstock cercando di recuperare il tempo perduto.
Beh, ci avevo visto male, ma fiutai che c'era qualcosa di latente in atto.
Ecco, lei è il mio sogno proibito: altissima, magrissima, sempre stanca, sempre un po' scazzata, un cervello immenso e inesplorato, borse di studio e borse sotto gli occhi, che ama gli Smiths e che porta le magliette dei Joy Division durante le lezioni. Tipo che ti amo, quasi.
Ma sei inarrivabile, my dear. E sei pure un mistero.
Non mi sembrava per niente un mistero una ragazza che sta facendo il laboratorio teatrale con me: viso da ragazzo, voce mascolina, modi di fare palesemente palesi, calcetto femminile, la classico tomboy. Era una partita facile.
Pessima mira. In un momento di debolezza le dico: "scusa se mi faccio gli affari tuoi, ma sono lesbica quanto te". Mi aspettavo uno sguardo solidale, tipo ehyanchetumaddai?, invece "no, guarda, me l'hanno detto tutti e ci sono anche abituata, ma non è così".
Speck.
La mia prossima scommessa è la regista che ci tiene il laboratorio teatrale. Classica bellezza androgina, capello corto biondo, mai un filo di trucco. Riesce a starmi bene anche in tuta. E poi suda e le vengono le pezze. Ti stimo, sorella.
2 commenti:
ahahah belle figure insomma! beh almeno tu l'hai avuto! a me non è stato proprio impiantato alla nascita alcun gay-radar! io ne sono totalmente priva(e non credo che lo vendano da euronics).. stendiamo un velo pietoso
Ti ammiro. keep on shooting.
C.
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