Questo è un post di antropologia lesbica dedicato a Levi Strauss.
LE TANTE LESBICHE DI TANTI TIPI
studio applicato
In seguito ad attenta osservazione, indagini sul campo e studi comparati, mi accingo a trarre le conclusioni e a tentare di fare un po' di chiarezza e luce nello sterminato universo lesbico da me esaminato.
Suddividerò lo studio in più punti a scandire le diverse tipologie (rappresentate molto per macro gruppi e a grandi linee).
NB: l'età presa in considerazione è dai 18 ai 34 anni.
PUNTO 1: Sono intorno a noi, in mezzo a noi
La tipologia numero 1 è facilmente riconoscibile. Etichettata anche come uoma o "maschio mancato", viene additata spesso in quanto fonte di ambiguità: è un uomo o una donna?
Il viso è da ragazzino tredicenne su corpo mediamente grasso o mediamente scheletrico; a volte piccine da non superare il metro e 60; il seno prosperoso (dalla terza in su) o completamente assente; il modo di vestire un po' sciatto, senza gusto. Non si valorizza quasi mai la propria femminilità, anzi, si tende a camuffarla, oppure si assume un modo di porsi, camminare e parlare molto maschile.
Poco dubbiosa sulla sua sessualità, tutti i conoscenti (genitori, parenti, vicini di casa) sanno di lei. Difficilmente si sarebbe potuto pensare diversamente.
Dolce, affettuosa, una solida compagna, pronta a menare per difendere la propria partner, con la quale partecipa a tutte le iniziative del più vicino circolo dell'Arcilesbica. Proprio il circolo è diventato la sua seconda famiglia: lì ha conosciuto altre ragazze come lei, divenute successivamente amiche (alcune perfino compagne). L'importanza della ghenga, della comunità e della cerchia di amicizie è fondamentale per lei: attraverso il confronto è riuscita a diventare ciò che ora è. Forte di carattere, raramente incappa in momenti di crisi.
Da sottolineare è la poca plasticità culturale e i discutibili gusti musicali. Ma non ama molto riflettere, lei, e quindi ben venga la poca profondità.
Una roccia.
PUNTO 2: Sono intorno a me, ma non parlano con me
Passiamo alla seconda tipologia. Sono le tipiche grandi incognite. Tendenzialmente molto silenziose, insicure e timide quasi fino all'eccesso, questi visetti dolci e pacatamente femminili esprimono, coi loro grandi occhi, la terribile paura di essere scoperte. Il loro comportamento, quindi, tenta, a volte, di copiare i grandi modelli di palese femminilità.
Si chiudono nel loro mondo fatto di barriere e sogni, blocchi e tachicardie, sintomi e segnali. A volte anaffettive e timorose di essere toccate, pongono freni a ogni espressione di amore. Affette da tic, da nevrosi, da immotivate paranoie, le grandi incognite si lasciano andare, rarissimamente, a discorsi da cui trapelano i dubbi che alimentano il loro stesso essere. Preferiscono stare sole, coi loro gatti, col loro lavoro, con le loro mezze risposte, trincerate dietro pile di libri, muri di vetro, alibi di ferro.
La loro è una fase di transizione, ovviamente. Si è così in attesa di sbloccarsi, di rivelarsi, di vivere in pace con se stesse. Ma abbiamo dei rari casi in cui il timore è così grande da inibire ogni slancio.
E si arriva, così, a 32 anni senza sapere cosa si vuole, perché non lo si vorrebbe, come mai non si è capaci di volerlo.
Sarebbero amanti splendide, se solo lo desiderassero.
PUNTO 3: Sono come me, ma si sentono meglio
Concludiamo questo mini-studio con l'ultima tipologia: le stronze irrangiungibili. Cresciute in famiglie e ambienti di classe, educate ai valori cattolici e alla religione laica della borghesia medio-alta, le giovani leve crescono nella bambagia dell'ACI e dell'AGESCI (ambienti che sfornano lesbiche in quantità industriale, e la uoma lo sa bene!) per poi approdare, dopo un liceo - privato o comunque di ottima reputazione -, in una grande città europea: Londra, Parigi, Stoccolma, Roma, Milano, per studiare Economia e Marketing, Scienze Politiche, Giurisprudenza, Lingue per la Comunicazione Internazionale (mai e poi mai Letterature, che è 'na roba da comunisti utopisti tristi, che non porta a nulla, che non garantisce lavoro!) in università stellari.
Il motto è: pensare in grande, pretendere il meglio, vivere il sogno cosmopolita. (perché il sogno, lo dice Briatore, bisogna viverlo col cuore!).
I genitori non sanno nulla dei loro gusti sessuali e guai se lo sapessero! Gli amici, manco loro. Il tutto viene vissuto nella più completa segretezza alla quale si alternano intensi momenti di lesbicume acuto. Disseminano indizi, alimentano dubbi, ma preferiscono rimanere nel più asettico anonimato.
Essere lesbiche è demodé? E allora giochiamo a fare le etero, qui all'happy hour, qui alla festa, qui all'after. Parliamo di design, di borsa, di musica elettronica, del gruppo indie, del film di Tarantino, dell'attore che si è finto gay, ridiamo e riempiamo il bicchiere.
Fissiamo feste, house concert, nel giro giusto, creiamo momenti unici da condividere su Facebook, facciamo foto, facciamo video, facciamo l'amore come se fosse un gioco, facciamo schifo.
Trattiamo male quella nerd, calpestiamo l'artista, demistifichiamo l'inguaribile romantica, spernacchiamo il sentimento. Ché noi siamo le detentrici del sapere, del gusto, della sicurezza, della bellezza.
LE TANTE LESBICHE DI TANTI TIPI
studio applicato
In seguito ad attenta osservazione, indagini sul campo e studi comparati, mi accingo a trarre le conclusioni e a tentare di fare un po' di chiarezza e luce nello sterminato universo lesbico da me esaminato.
Suddividerò lo studio in più punti a scandire le diverse tipologie (rappresentate molto per macro gruppi e a grandi linee).
NB: l'età presa in considerazione è dai 18 ai 34 anni.
PUNTO 1: Sono intorno a noi, in mezzo a noi
La tipologia numero 1 è facilmente riconoscibile. Etichettata anche come uoma o "maschio mancato", viene additata spesso in quanto fonte di ambiguità: è un uomo o una donna?
Il viso è da ragazzino tredicenne su corpo mediamente grasso o mediamente scheletrico; a volte piccine da non superare il metro e 60; il seno prosperoso (dalla terza in su) o completamente assente; il modo di vestire un po' sciatto, senza gusto. Non si valorizza quasi mai la propria femminilità, anzi, si tende a camuffarla, oppure si assume un modo di porsi, camminare e parlare molto maschile.
Poco dubbiosa sulla sua sessualità, tutti i conoscenti (genitori, parenti, vicini di casa) sanno di lei. Difficilmente si sarebbe potuto pensare diversamente.
Dolce, affettuosa, una solida compagna, pronta a menare per difendere la propria partner, con la quale partecipa a tutte le iniziative del più vicino circolo dell'Arcilesbica. Proprio il circolo è diventato la sua seconda famiglia: lì ha conosciuto altre ragazze come lei, divenute successivamente amiche (alcune perfino compagne). L'importanza della ghenga, della comunità e della cerchia di amicizie è fondamentale per lei: attraverso il confronto è riuscita a diventare ciò che ora è. Forte di carattere, raramente incappa in momenti di crisi.
Da sottolineare è la poca plasticità culturale e i discutibili gusti musicali. Ma non ama molto riflettere, lei, e quindi ben venga la poca profondità.
Una roccia.
PUNTO 2: Sono intorno a me, ma non parlano con me
Passiamo alla seconda tipologia. Sono le tipiche grandi incognite. Tendenzialmente molto silenziose, insicure e timide quasi fino all'eccesso, questi visetti dolci e pacatamente femminili esprimono, coi loro grandi occhi, la terribile paura di essere scoperte. Il loro comportamento, quindi, tenta, a volte, di copiare i grandi modelli di palese femminilità.
Si chiudono nel loro mondo fatto di barriere e sogni, blocchi e tachicardie, sintomi e segnali. A volte anaffettive e timorose di essere toccate, pongono freni a ogni espressione di amore. Affette da tic, da nevrosi, da immotivate paranoie, le grandi incognite si lasciano andare, rarissimamente, a discorsi da cui trapelano i dubbi che alimentano il loro stesso essere. Preferiscono stare sole, coi loro gatti, col loro lavoro, con le loro mezze risposte, trincerate dietro pile di libri, muri di vetro, alibi di ferro.
La loro è una fase di transizione, ovviamente. Si è così in attesa di sbloccarsi, di rivelarsi, di vivere in pace con se stesse. Ma abbiamo dei rari casi in cui il timore è così grande da inibire ogni slancio.
E si arriva, così, a 32 anni senza sapere cosa si vuole, perché non lo si vorrebbe, come mai non si è capaci di volerlo.
Sarebbero amanti splendide, se solo lo desiderassero.
PUNTO 3: Sono come me, ma si sentono meglio
Concludiamo questo mini-studio con l'ultima tipologia: le stronze irrangiungibili. Cresciute in famiglie e ambienti di classe, educate ai valori cattolici e alla religione laica della borghesia medio-alta, le giovani leve crescono nella bambagia dell'ACI e dell'AGESCI (ambienti che sfornano lesbiche in quantità industriale, e la uoma lo sa bene!) per poi approdare, dopo un liceo - privato o comunque di ottima reputazione -, in una grande città europea: Londra, Parigi, Stoccolma, Roma, Milano, per studiare Economia e Marketing, Scienze Politiche, Giurisprudenza, Lingue per la Comunicazione Internazionale (mai e poi mai Letterature, che è 'na roba da comunisti utopisti tristi, che non porta a nulla, che non garantisce lavoro!) in università stellari.
Il motto è: pensare in grande, pretendere il meglio, vivere il sogno cosmopolita. (perché il sogno, lo dice Briatore, bisogna viverlo col cuore!).
I genitori non sanno nulla dei loro gusti sessuali e guai se lo sapessero! Gli amici, manco loro. Il tutto viene vissuto nella più completa segretezza alla quale si alternano intensi momenti di lesbicume acuto. Disseminano indizi, alimentano dubbi, ma preferiscono rimanere nel più asettico anonimato.
Essere lesbiche è demodé? E allora giochiamo a fare le etero, qui all'happy hour, qui alla festa, qui all'after. Parliamo di design, di borsa, di musica elettronica, del gruppo indie, del film di Tarantino, dell'attore che si è finto gay, ridiamo e riempiamo il bicchiere.
Fissiamo feste, house concert, nel giro giusto, creiamo momenti unici da condividere su Facebook, facciamo foto, facciamo video, facciamo l'amore come se fosse un gioco, facciamo schifo.
Trattiamo male quella nerd, calpestiamo l'artista, demistifichiamo l'inguaribile romantica, spernacchiamo il sentimento. Ché noi siamo le detentrici del sapere, del gusto, della sicurezza, della bellezza.
8 commenti:
chapeau!
ho notato però una non tanto velata critica,in tutti e 3 i profili..sbaglio?
C.
Ahi! Allora è mancata l'oggettività e l'impersonalità narrativa propria del reportage antropologico...
Già dalla seconda riga si capiva che il mio distacco era nullo!
Sì, beh, da buona lesbica depressa come m'impone d'essere la mia etichetta, un po' di critica non l'ho risparmiata a nessuno dei tre tipi.
Che, ammetto, conosco molto bene personalmente.
vorrà dire che si chiuderà un occhio a questa scarsa oggettività,ma solo per l'altissima citazione di Briatore..;)
C. ( Bon Iver di qualche post fa..)
Ah, sei tu, la Bon Iverra!
Briatore è il Mao Tse Tung dei bolsi imborghesiti. Il suo motto?
"Bisognerà ancora e sempre fare la rivoluzione. C'è sempre gente che si sentirà fuori dal giro giusto"
Interessante ricontestualizzazione di Quelli che benpensano ^^
ari
Merci.
Frankie HI-NRG MC...bellissima quella canzone...:) comunque brava!!
sinceramente trovo tutta questa sprezzante ironia un pò fastidiosa,sono lesbica e non mi ritengo appartenente a nessuna delle tre categorie.La cosa che mi dispiace è notare sempre come questa differenziazione, questi distinguo debbano essere velati sempre da una certa "malignità" da dame di corte della quale neanche gli etero sono capaci( per quanto sappiano essere molto cattivi)...che ci siano delle differenze tra le tante lesbiche mi sembra "fisiologico" se non addirittura banale..un pò di "tolleranza" non guasterebbe.
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