martedì 6 settembre 2011

Il RETRORMENTONE numero sette

Ritardi siderali. Sono passati quasi 10 giorni dall'ultima uscita di questa rubrica. Posso dire di aver assistito a uno dei concerti più evocativi della mia vita: i GusGus al Magnolia. M'è subito venuta una gran voglia di ballare come uno jurodivý (pazzi in Cristo), farmi crescere i capelli come il cantante, uguale a Legolas, e intonare a squarciagola Freedom di George Michael, il tutto sfoggiando jeans a vita altissima, quasi come Fantozzi, con camicione sformate e felpe scolorite. Poi la mente mi è andata a Children di Robert Miles, I Need a Miracle di Fragma (ora depredata da Guetta e Deadmau5) ma soprattutto Obsession di Chase, con quei capelli così fine anni '90, che hanno davvero portato tutte da Gwyneth Paltrow in Sliding Doors a Natalie Imbruglia fino a Victoria Beckham. Eh sì, anch'io, proprio nel '98. Ma non spingiamoci oltre, avremo tempo di arrivare al '99 e al mio acquisto della compilation di Striscia La Notizia con bombe come Bla Bla Bla di Gigi D'Agostino, Two Times di Ann Lee, My Heart Goes Boom dei French Affair e Boom Boom Boom Boom dei Vengaboys. Se qualcuno ha la tracklist completa, per favore, me la posti: due anni ancora e torneranno anche quelle sonorità lì.
Sull'onda dei ricordi e del recupero massiccio di canzoni del passato con annesse coreografie imbarazzanti, il contributo esterno di Accento Svedese, che non nascondo essere uno dei miei blogger preferiti. E' un grandissimo piacere ospitarlo qui e ancor più scoprire che canzone ha scelto.



Credo che da piccolo almeno un paio di canzoni mi abbiano salvato la vita, risparmiandomi un triste destino da metallaro obeso con i capelli lunghi, le borchie e zero ragazze al seguito. Son cose che ho vissuto in tenerissima età ma che non si limitano ad essere parcheggiate più o meno perennemente nell'inconscio perché io le ricordo come se fosse ieri, le respiro ancora oggi e le ricorderò anche domani perché sono vive nella mia mente come ogni momento formativo che si rispetti.
Dicevo – prima di perdermi in giri di parole che mi fanno girare la testa quando li rileggo perché spesso e volentieri quando mi rileggo non ci capisco nulla  – un paio di canzoni, ed allora facciamo nomi e cognomi: in primis Pump Up The Jam dei Technotronic che mi copiò mio cugino su una cassettina (una di quelle Basf C60 al cromo che esistevano solo negli anni ottanta e probabilmente contenevano un nastro velenoso dall'alto potenziale psicotropo, roba che se lo sanno quelli di Vice ci fanno un articolo) ma soprattutto la maestosa Good Life degli Inner City. Tralasciando il fatto che non ricordo assolutamente il video di Pump Up The Jam dei Technotronic perché in seguito mi son fumato il nastro della Basf C60 al cromo (era ottimo ed abbondante come il rancio dei soldati, roba che se lo sanno quelli di Vice ci fanno un altro articolo e mi intervistano pure), ho dimenticato un sacco di cose e ne pago ancora oggi le conseguenze, mi soffermo su Good Life degli Inner City perché è qui che volevo arrivare con quest'altro rutilante/roteante giro di parole.
Il video di Good Life lo vedevo praticamente una volta all'ora su Videomusic ed era sempre come la prima volta. Una pop song perfetta innestata su un corpo house-music da sballo, un video che non c'entra un cazzo con la canzone ma che probabilmente era una ottima scusa per andare a cazzeggiare a Londra ed è uscito così, con la protagonista-cantante che è vestita come è trendy vestirsi adesso solo che era l'88/89 (e dunque era in netto anticipo sui tempi, come la musica degli Inner City d'altronde) e la città di Londra in tutto il suo caotico splendore. Rimanevo incantato di fronte alle immagini, rimanevo incantato di fronte alla musica, sono ancora incantato da cotanto splendore anche se son passati più di vent'anni e purtroppo (ma anche per fortuna) non sono più un pischello: all'epoca roba del genere era in heavy rotation sulle tv musicali (che poi in Italia erano una sola: Videomusic. Mtv non era ancora arrivata, e qualche emittente locale si lanciava in pionieristiche trasmissioni musicali, con risultati tra lo psichedelico e l'imbarazzante), oggi che grazie al digitale terrestre abbiamo a disposizione un sacco di tv musicali abbiamo perso Videomusic ma soprattutto si è persa la voglia di rischiare mandando roba del genere in heavy rotation. O forse è solo questione di musica attuale che per forza non può essere come Good Life degli Inner City perché c'è troppa musica in giro e se escono cose notevoli spesso e volentieri nessuno ha tempo di farci caso, ed allora via con i ragazzini con le magliette degli Iron Maiden e dei Judas Priest, via con le ragazzine che attaccano la toppa dei Manowar sullo zaino, via con cose esteticamente raccapriccianti. Ce li meritiamo.
Io Good Life la ascolto con gran gusto ancora oggi, e quando ho sentito la azzeccatissima versione chitarra-basso-batteria-voce che di recente ne hanno fatto i Dirtbombs ho ringraziato Dio (nel senso di Ronnie James Dio, altrimenti lo avrei scritto con la minuscola) di non essere diventato un metallaro obeso con i capelli lunghi, le borchie e zero ragazze al seguito. La strada che avevo preso era quella, ma Videomusic e gli Inner City mi hanno salvato. Meno male.

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