domenica 17 aprile 2011

The horror! The horror!

Ascoltare e rabbrividire.
Il primo esempio è volutamente pacchiano. Bob Sinclar è il re dell'house politically correct e piaciona e, dopo l'Americano (pa-pa-papàra) di Carosone, quest'estate si danzerà con questo. (n.b. La Raffa come Lady Gaga che, in Alejandro, fa riferimento proprio la Carrà? E' una gara a indovinare chi cita chi, chi rincorre chi...)
Il secondo esempio fa riflettere sulla direzione che sta prendendo l'hype musicale in questo 2011 contrassegnato dal dubstep e da tutte le sue inflessioni.
Osannato da Pitchfork (ma non solo), scaricabile gratuitamente dal sito ufficiale, è giunto a noi il progetto di un ventenne canadese, The Weeknd. 11 canzoni imbarazzanti con strutture armoniche ripetitive e noiose, abuso di autotune e falsetto su voce r'n'b, abuso di fuck, abuso di synth mal calibrati.
Ma soprattutto viene perpetrato un crimine orrendo: l'impietosa profanazione dei Beach House, campionati ed effettati con un high pitch che fa diventare la voce di Victoria Legrand uno sgradevolissimo cinguettio.
Ecco il risultato:



p.s. non contento di aver deturpato Master of None, i Beach House vengono seviziati anche qui.

9 commenti:

Unknown ha detto...

tutto ciò è terrificante!
acquisti in vista dell'estate: tappi per le orecchie!

Anonimo ha detto...

che merda..
come si puà usurpare i Beach House e soprattutto Master of none?
insieme a tutto l'album teen dreams che rimane su un altare immacolato almeno per me.

poi sta dubstep ha anche rotto le palle, bella ma fino ad un certo punto.

x

olivia ha detto...

dio, che schifo. ho resistito due minuti. e comunque la dubstep fa cahare. james blake è escluso, ma lui è triste dentro e non vale.

Anonimo ha detto...

James Blake a momenti è più soul che tutto il resto.

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casadivetro ha detto...

Ma....è IL dubstep o LA dubstep?
Un interrogativo del calibro di "ma clitoride è femminile o maschile?"

Sì, anch'io penso che JB sia più soul che dubstep; i suoi ep sono un bel frullato di dubstep, glitch, r'n'b. L'lp invece è più intimo, alla Joni Mitchell, non mancano momenti più elettronici quasi trip-hop (Limit of your love ha un finale alla Teardrop); poi gospel (Measurements); qualcosa di folk (Lindisfarne 2). Il resto è pop/soul, di ottima fattura, con delle bellissime costruzioni jazzate.

p.s. qualcuno viene al concerto di Milano giove?

olivia ha detto...

posso dire la mia? la dico e basta, via. ho conosciuto James Blake per via della cover-non-cover di Feist. mi è piaciuta molto, la non-cover. allo stesso tempo quando qualcuno ha scritto "meglio dell'originale" ho pensato "e no. o forse hai vent'anni anni come lui". al primo ascolto del disco mi ha buttato giù e ho skippato. al secondo ho ascoltato meglio. al terzo mi è piaciuto. poi l'ho ascoltato un po' sì e un po' no. al concerto non ci vado. ma se suona poi mi racconti come suona. se non è un omarino con la testa bassa sulle sue macchinette, dico.

Anonimo ha detto...

Io ci sono l'hanno spostati ai magazzini, pacco.
a stasera x

casadivetro ha detto...

Io sono uguale alla foto e se riesco prima fila. A dopo

r. ha detto...

Soul, r&b, trip-hop.. eccheppalle!

Io voglio le chitarre, voglio gli wah e rumore!! O in alternativa accetto tastierine casio e buon umore, ma sta lagna noooo!

ps. e quelli di Pitchfork ultimamente meritano una tirata d'orecchie collettiva per lo schifo che ci voglio far piacere/comprare.