venerdì 21 gennaio 2011

Avevo solo il bisogno di sentirmi (amata).

Sogno spesso le case che crollano.

Oggi è arrivata una ruspa e ha buttato giù la villetta di fronte come se fosse di cartone. Avete presente quando si stracciano le scatole d’imballaggio e il cartone rotto forma delle strane forme [simili a: faraglioni/vetta dentellata della montagna/ma anche fetta di panettone tagliata male] e s’affloscia un pochetto? I muri della villetta si sono piegati all'esterno come la buccia di una banana. Mamma ha detto “e noi che pensiamo di essere sicuri tra le quattro mura e invece basta così poco”.

Basta un niente.

E poi la figlia dei vicini di casa che mi saluta e mi dice che sono cambiata. Vorrei una faccia di scorta, un cervello di quelli buoni da pensare giusto il necessario, buoni per fare figli e poco più, poca sofferenza e molta sostanza. Quei visi da cui si capisce tutto e che non devono star lì a spiegare il perché e il percome delle cose. Appena stai vicino a facce così, che vengono giù come la villetta di cartone e sotto c’è poco niente, l’effetto è duplice, detesti loro e detesti te stessa.

E allora ho fiducia solo negli oggetti o nei momenti. Come questa notte, per esempio, alle 5, che mio nonno è venuto nella camera dove dormivano mamma ed io, con un cannocchiale in mano esclamando Eli, vieni a vedere la luna che sembravamo tutti in un film di Fellini o in quell’altro di Gondry e si acchiappava una sensazione senza chiedere nulla, perché forse vivere è anche questo, nudi momenti di incanto e sogno.

La felicità non la dipingi a tinte pastello né a pennellate uniformi. La felicità è sopravvivere, è la certezza di amare ancora, di vivere d'incidenti, scontri, lividi. Di non poter fare a meno del dolore.

Ora ho un paio di calze di lana grossa fatte a mano dalla zia novantottenne di mio nonno e sorrido, e vedo sorridere mamma, pensierosa perché cerca di ricordare qualcosa, che mette su La batteria, il contrabbasso eccetera; mi guardo i piedi, ammirando le mie nuove, comodissime peppe da uomo – smesse da mio nonno.

La felicità è anche un paio di ciabatte usate.

p.s. Annalisa Scarrone nominata sosia ufficiale di Jenny Schecter.

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