venerdì 10 dicembre 2010

New order

....si riparte da qui. Il blog avrà una cadenza settimanale. Niente manfrine o paturnie, basta storie di vita vissuta condite con lacrime, stop alle doppie punte adolescenziali o palpitazioni incontrollate per lo stesso sesso.

Si parla davvero di altro. Si sfruculia nella vita di illustrissimi (s)conosciuti e nella loro arte. Si va altrove, si guarda oltre per non soffermarsi su se stessi.

O almeno, io ci provo.


Partiamo da un epilogo, scelta apparentemente paradossale. Eppure prima di imboccare una nuova direzione bisogna chiudere, ponendo un punto fermo, quello che si aveva iniziato. E quindi....

adieu adieu adieu adieu vecchio mondo,
ai ricordi del passato
ad un sogno mai sognato...

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Epilogo

RIVOLUZIONI FRANCESI

Dopo di te, 1815, Congresso di Vienna.

Dopo di te dovrò ridefinire la mia storia. Ridisegnare la mappa del mio corpo. Ripristinare un equilibrio che garantisca una veloce ripresa.

Napoleone in poco più di venti anni rivoluzionò l'assetto geo-politico europeo. A te sono bastati solo 5 mesi per segnare un solco così profondo da stabilire un “prima” e un “dopo”.

Prima, un freddo ordine reazionario di stampo illuminista che vedeva l'uomo come protagonista costruttore della storia. Poi, un doloroso impatto con l'indole rivoluzionaria, ribelle, recalcitrante del 1789 e la forza storica che trascende la volontà umana, la bieca ragione, e che si ricongiunge a un disegno divino. Un qualcosa che ha scavalcato la mia capacità di raziocinio come il fiero Napoleone ha valicato il Gran San Bernardo dipinto da Jean Louis David, fermo e deciso, tuttavia impetuoso, e che ha scaldato il mio cuore come Bonaparte ha incendiato Mosca durante la campagna russa del 1812.

Prescindere dall'intervento napoleonico nella storia europea appare pressoché impossibile. Eppure la strada intrapresa durante il Congresso di Vienna fu sin da subito chiara: ritornare a quell'ordine autoritario preservando “ciò che di buono era stato realizzato” - ed è quello che effettivamente avvenne nell'età della Restaurazione con il ripristino dell'Ancien Régime epurato da qualsivoglia idea rivoluzionaria. Leccarsi le ferite, incerottarsele, cucire i punti e cercare di camuffare le cicatrici: quello fecero le potenze sovrane duecento anni fa.

Trafalgar e Austerlitz, 3 Maggio 1808 di Goya, Waterloo e lo Zar Alessandro I di Russia sono cose che non si seppelliscono. Causano ancora oggi un certo brivido a pronunciarle.

E quindi come potrei dimenticare Pratile, Messidoro, Termidoro, Fruttidoro, Vendemmiaio passati insieme? Anche Brumaio potrebbe essere nostro.

Ora non posso né devo mettere la mia rivoluzione francese nel dimenticatoio, né sedare impeti liberal-progressisti, né auspicare un ritorno alle origini. Mi trovo nel mezzo di una continua risacca, un movimento che oscilla tra quel prima e quel dopo facendomi sentire nostalgie opposte.

Ancora incapace di rielaborare le furiose spinte giacobine, vivo tesa in un tumulto. Cosa sono ora?

Una terra desolata, devastata dai colpi inferti da una mano straniera. Un corpo con confini labili. Non più governabile. Così profondamente cambiata che non riuscirà più a mutare volto.


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