martedì 28 dicembre 2010

L'arte del sogno: Aphex Twin

(Aphex Twin - Matchsticks)

Questo non sta accadendo. Ciò che stai vedendo non può essere vero. Questa non è una pipa né tantomeno questo è un cuore, è un pallone aerostatico che vola nella notte, un cono gelato che si squaglia al sole. Parate di rinoceronti rosa sfilano in mezzo a edifici fatti di crema.
E quindi pterodattili giganteschi che mi puntano dall'alto e aerei che cadono e missili che esplodono in volo, treni che deragliano e camion che escono dall'autostrada sfiorandomi di un centimetro.
Case che crollano, ciechi che percorrono balconi senza ringhiere, stazioni di metropolitane diventate rifugi antiatomici, degrado urbano.
E nelle orecchie c'è chi dipinge la mia angoscia con staffilate armoniche, linee oblique color viola e giallo, rosso cardinalizio, mentre una massa d'un allucinato bianco mi scruta, inseguendomi, per poi strisciare lenta nella notte.

Weird creatures. Elfi balbuzienti che giocano a palla con i bulbi oculari di un rospo. Ippocampi lisergici impegnati a far battaglie di ping pong con minotauri. Biglie impazzite e multicolore che danzano davanti ai miei occhi. Guardie russe mangiacani, mentecatti ed ascensori, mendicanti emozionali rollano nudi in nuvole di muco rosa. Piogge e docce ad Aprile, crudelissimo Mangiafuoco, barbeebaffi e lattemmièle, nuotan tutti mentre io gioco (e sogno).



(Aphex Twin - Curtain)

La stanza del bimbo morto conservava, nonostante gli anni passati, il suo fascino inquietante. I genitori avevano deciso di lasciare tutto com'era: la culla dei primi mesi, il lettino in ferro battuto con le iniziali, i giocattoli sparsi sul tappeto, immobili tuttavia animati come ad aspettare un impossibile ritorno del padroncino, delle bretelle sullo schienale della seggiola e le scarpe in cuoio che il papà, pochi giorni prima dell'incidente, aveva commissionato al calzolaio di famiglia. Tutto appariva incorniciato dall'ampia finestra che dava sul cortile e metteva a fuoco, fino a poco tempo prima, il grande albero, in seguito abbattuto nel disperato tentativo di rimuovere il colpevole (suo malgrado) di un dolore atroce e inspiegabile come la morte di un figlio.




Perdita dell'infanzia, pallore grigioblù, stare sott'acqua nella vasca da bagno interi minuti come gesto di sfida, e scoprire un altro mondo. Bolle di sapone in solitudine e ritorni e speranze, gravidanze inattese, bimbi persi. Pace e sensazione di beatitudine, di librarsi in volo, abbandono all'aria. Orologi che vanno all'indietro e poi improvvisamente corrono, e vengono ingoiati da pesci palla che danzano a tempo un minuetto porgendoci le loro braccia focomeliche. Anelli di fumo e cognac a fiumi e occhi aperti che bruciano per il cloro, occhi chiusi per lasciarsi andare. Alla deriva, allo sbando, allo sbaraglio.


(Aphex Twin - Nanou 2)

E mi hai dato la mano. E noi che navighiamo. E nulla da temere, nulla di cui preoccuparsi, solo luci e colori e taciti consensi, e brillare nella nebbia come rugiada sulle foglie, come fili di perle tra gli stracci, e darti solo il necessario per sopravvivere mentre qualcosa avanza su di me, divorandomi. Non dici parole. Sprofondi in abissi perenni come avevo predetto.


Inquadratura dall’alto, giornata piovosa, b/n tipo film di Wenders.

Una voce che mi riecheggia in testa dice: “se ci rivedremo, mi saluterai e non ti riconoscerò allora capirai che è stato tutto solo un sogno e che il momento più bello della tua vita è stato solo un sogno”. La incontro in una via uggiosa e non mi risponde. Una giostra e una canzone col carillon quasi anni ’30 simile a Brecht/Weil, mi ricorda “tanti auguri a te”.

Mi alzo, come se sapessi che mi devo svegliare, come se davvero volessi ricordarmi quel sogno ed esclamo ad alta voce “pazzesco, ho fatto il sogno più bello della mia vita”.

Perché nel sogno sapevo benissimo che c’era stata una storia d’amore, attimi di felicità e di pura gioia, ma ripensandoci, ricordandomi e ripercorrendo il sogno, mi pareva che quei momenti – sottintesi nel sogno, dedotti in un secondo momento – fossero solo un vuoto di morte, di abisso, di assenza.

E quindi mi rendo conto che quel sogno è terribilmente triste, quasi un presagio, quasi una profezia. Ho paura di morire. Piango. E dico “no, era il sogno più triste che abbia mai fatto”.

La struttura del sogno è pari alla mia reazione da sveglia. Mi rendo conto che ciò che è “felice, bellissimo” è solo un sogno….e quando lo realizzo scoppio a piangere, sto male, mi sembra di morire.


(Aphex Twin - Kesson Daslef)


p.s. mi rendo conto di aver fatto un torto enorme ai brani più drum'n'bass, acidi e techno di Aphex Twin. Consiglio quindi l'ascolto di Selected Ambient Works 85-92 che contiene tra l'altro il pezzo che m'ha ispirato a scrivere questo post, We are the music makers.

1 commenti:

dr.nick ha detto...

ciao, un post magnifico con una storia magnifica accompagnata da musiche di aphex magnifiche.

grazie :)