mercoledì 10 marzo 2010

La violenza e il sacro. Come sovvertire l'ordine costituito

Esiste una legge per cui se dici a un bambino di non toccare una certa cosa, lui sicuramente la toccherà. Inutile dire "no, è cacca": il pupetto, incuriosito dal suono invitante della parola, allungherà la mano verso l'oggetto del peccato causando le ire della mamma stressata.
E' logica, è matematica, è anche psicologia: tutti noi siamo diabolicamente attirati dal proibito.
Ma siamo davvero ignari del baratro oscuro e profondo in cui questa scelta scellerata, efferata, nefanda ci condurrà? Potremmo rinunziare, eppure non lo facciamo. Scegliamo il peccaminoso, la sgomentevole via della perdizione, pronte a pagare l'oscuro prezzo della vergogna.
Sì, noi sappiamo ciò che il destino beffardo ha riservato per noi: dolore. Tuttavia, cocciute come asine sarde alle pendici del Gennargentu, pestiamo i piedi e ammiriamo, un po' a mo' di icona santa, un po' come un chiodo fisso, ciò che la natura non c'ha permesso di possedere: la donna etero.

Si sa, a qualcuna piace donna. Non che tutte le lesbiche del mondo siano dei maschi mancati, no affatto. Ma il sottile piacere della sfida - del proibito, appunto - ci solletica quanto la vocetta del diavolo tentatore che ci dà consigli su che fare davanti a un bivio.
E quindi ci buttiamo in questa missione impossibile con inscoscienza, un pizzico di sfacciataggine e tanto, tanto panico.
Ci sono però dei piccoli metodi, tramandati da donna a donna proprio come i rimedi contro la tosse della nonna, piccole strategie o consigli per, come dire?, ammorbidire una giovane preda. E qui urge fare una precisazione: l'approccio d'impatto e velocizzato finalizzato alla one night stand (o sveltina per noi comuni mortali) non necessita di faticosi ammorbidimenti. In questo campo la lungimiranza degli studi applicati di Shane McCutcheon ha fatto scuola.
Esistono poi approcci tremendamente più lenti, contraddistinti da ritmi bradipici, da anelamenti (per lesbiche depresse, 'nzomma).

Innanzitutto: l'eterosessualità non è una malattia, ma è da trattare come un'incompletezza, un'incongruenza. Donne eterosessuali hanno più volte dichiarato d'essere "aperte mentalmente a 360°" (bruttissima espressione, tra l'altro), di riuscire a immaginare se stesse insieme a una donna per una questione "di testa". La messa in pratica è, ahimé, il nodo centrale, spesso (sempre!) il più difficile.
La fatica in questi casi è tutta nostra: come con la polenta, bisogna continuamente rimestare per eliminare quegli impietosi grumi che si formano. E' un processo lungo, ma non crediate sia garantito il successo.

approccio numero 1. buttiamola sul "uniamo le nostre solitudini"
E' l'approccio più disperato e garantisce risultati diametralmente opposti. Due anime sole si scontrano. Tutto il mondo crolla. Tu e lei e il vuoto. Fondono le sofferenze, il comune sentire. Complicità, intimità, tu e lei. Il passo da amica ad amante è lento, lentissimo o breve, a volte subitaneo.
Ma accade anche che tutta la solitudine accumulata sfoci in un mare di insicurezze, confusioni, incertezze, strappi e lacerazioni. Ma c'è amore, a volte, ed è totale.

approccio numero 2. buttiamola sul "siamo terribilmente simili"
Noi usiamo le stesse sigarette, ascoltiamo la stessa musica, entrambe abbandonate dallo stesso uomo in età pre-adolescenziale (e codesto accadimento ci segnò). Noi dormiamo nello stesso letto. Noi ci rubiamo le frasi a vicenda. Noi che "ma quella si sa che è una stronza" e pissipissibaubau.
Noi che sbronze roviniamo sulla moquette dell'appartamento e che non troviamo manco le chiavi di casa. Noi che ridiamo solo guardandoci negli occhi. Noi che cantiamo "tirolese" in Living on my own di Freddy Mercury.
Potremmo anche provarci.
Qui siamo pericolosamente in zona Shane McCutcheon, 'na botta e via.
Però...

approccio numero 3. buttiamola sul "tu non sai cosa ti perdi"
Tu, donna insoddisfatta, scavata da rughe che malamente nascondono anni e anni di mimica facciale da orgasmo simulato. Tu, casalinga triste maltrattata dal marito con l'alito pesante, curva a pulire il bidet con l'Ajax superficie bagno. Tu, professoressa 55enne di latino, sbeffeggiata da adolescenti prosperose, platinate, smaniose, smaliziate, dall'alto dei loro vistosi 15 anni.
Tu non sai cosa ti perdi.

approccio numero 4. buttiamola sul "non osare fare un passo indietro"
A questo punto stiamo tanto bene io e te che non ha senso tirar fuori i come ed i perchè. Cerchiamo insieme tutto il bello della vita in un momento che non scappi tra le dita. E dimmi ancora tutto quello che mi aspetto già che il tempo insiste perchè esiste il tempo che verrà. A questo punto buonanotte all'incertezza, ai problemi all'amarezza: sento il carnevale entrare in me. E sento crescere la voglia, la pazzia, l'incoscienza e l'allegria di morir d'amore insieme a te.

parapapàparapàparapapàpaparapapà....
(eter'ho detto che funziona!)


Gli approcci possono essere anche letti in senso crescente: dalla calma piatta alla tensione emotiva. Uno non esclude necessariamente l'altro.

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Che sei speciale già lo sai. Che è stato il primo vero sorriso della giornata (ora sono le 21:circa) bisogna che lo scriva. Così mi ricorderò di leggerti se voglio sorridere.
L'approccio n° 4 è decisamente il caso che fa per me.
Ciao stella.
D.