martedì 26 gennaio 2010

Non di solo musica vive la donna/2


Gennaio '10. Gli anni '00 a un tiro di schioppo.
Nulla di nuovo sul fronte occidentale: i primi timidi dischi che si affacciano sul panorama musicale di questo anno zerodieci confermano la mia teoria. Da 5 anni a questa parte, oltre all'ascesa del movimento della nuova coralità di matrice hippiefolk che porta il nome di weird folk o new alt folk o pitchfolk (ogni riferimento a siti americani che fanno salire l'hype con vagonate di stile sensazionalistico è puramente casuale), oltre al ritorno degli anni '80 in tutte le salse - nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma - con aggiunta di suoni tribali, oltre all'elettronica minimalista e emozionale che sfocia nell'ambient, abbiamo un accenno (forse una rielaborazione? ancora presto per dirlo) ai suoni anni '90.
I primi che mi hanno suggerito questa sensazione sono i Beach House.
La nouvelle renaissance del movimento shoegaze, che affonda le sue radici alla fine degli anni '80 e nei primissimi '90 nella coda sonora del noise strutturata su una melodia pop, ha trovato, in questi anni '00, riscontri notevoli. I Deerhunter su tutti hanno mischiato noise, shoegaze e psichedelia sporcando il tutto con un accenno di elettronica, andando così oltre la "rigida" etichetta shoegaze che si sposava con band come My Bloody Valentine e Slowdive. I Deerhunter, oltre ad essere osannati dalla critica e dal sito americano di cui sopra, sono riusciti a piazzare i loro album nelle liste dei migliori dischi degli anni '00. E non a torto.
I Beach House, americani come i Deerhunter - e sottolineo come molti gruppi appartenenti al revival shoegaze siano americani, dato non indifferente, ma che fa riflettere: lo shoegaze, quasi prettamente d'origine inglese, viene rielaborato oltreoceano, assurgendo così a modello, ad archetipo, quasi un classico. E tutto questo può essere applicato a qualsiasi genere musicale nato negli ultimi 30-35 anni. E quindi il processo seguirebbe questa formula:

gestazione, nascita e sviluppo in Inghilterra; adozione, adattamento e rielaborazione in America

suppergiù ogni ondata musicale ha avuto questa direzione, tranne una certa parentesi folk e noise. Tutto il resto è nato in terra d'Albione. Anche il post-rock, genere maggiormente nato e sviluppato in US e di cui ho parlato la scorsa volta, ha le sue propaggini in Inghilterra.
Dicevo, prima della parentesi: i Beach House, come i Deerhunter, sono americani e con il loro ultimo Teen Dream, uscito pochi giorni fa, stanno creando un fenomeno mediatico. Sì, avete ragione, insieme ai Vampire Weekend. Mi colpisce, però, dei Beach House, che siano i primi ad avermi fatto provare un brividino anni '90, e questa è la grande differenza coi Vampire Weekend che invece propongono un meltin' pot di ritmi, suoni e...coralità (vagamente) etnici, tornando quindi in quella stessa Africa esplorata dai Talkin' Heads, Brian Eno, i Clash (e chi più ne ha...) agli sgoccioli degli anni '70.
I Beach House secondo gli addetti ai lavori fanno dream pop. No, sono shoegaze. No, sono psych-rock. No, sono alt-noise.
I Beach House di Teen Dream sono da orgasmo, punto e basta.
Hanno melodie, hanno impatto, hanno una (una!) cantante dalla voce splendida. Quanto basta per farsi ascoltare più di una volta, e ancora e ancora e ancora. E io sento gli anni '90.

Qui la canzone che strappa le mutande, da sentire rigorosamente con le cuffie. Qui per procurarselo.

E poi abbiamo Four Tet. L'immagine all'inizio è la copertina del suo ultimo disco, uscito poco fa, uno dei più attesi del 2010. Almeno, io attendevo da parecchio il nuovo album del genietto inglese che tanto piace a Thom Yorke.
Le sue copertine sono esattamente come i suoi album: colorati. Elettronica (sì, io amo l'indietronica, genere inetichettabile ma che comprende artisti diversissimi tra loro) giocosa, quasi per bambini, prodotta da un carillon proveniente da una capsula spaziale.
Quest'album, che ho finito di ascoltare 3 minuti fa, è lievemente diverso dai precedenti (mi riferisco a Pause e Rounds): meno gioco, meno suoni strani, meno intermezzi di voci infantili, più musica da club, più atmosfera lunare, più notte gelida e post-sudata.
Un disco perfetto per fare all'amore.

p.s. Four Tet con Burial (grande nome del dubstep inglese, forse il più rappresentativo della nuova ondata) ha pubblicato nel 2009 un ep di due tracce, Moth/Wolf Club. Puro piacere.

venerdì 22 gennaio 2010

Racconto 0/zerodieci

Tre giorni dopo X.

Separazione di sera.


CAMPI DI BATTAGLIA

Da un po' di notti vado a letto vestita. Svogliata, mi caccio sotto le coperte coi pantaloni di velluto e la felpa sformata che uso in casa. So benissimo che sotto il cuscino c'è la camicia da notte, ma non mi va di metterla.
Ho appena salutato mia mamma che dorme sul divano. Le ho dato due delle mie coperte e il cuscinone enorme, l'iPod così sente gli Smiths e lo scatolino delle lenti.
Da tre notti dorme lì, lasciando il letto matrimoniale a mio padre che, puntuale come un orologio svizzero, spegne la luce alle 10 p.m..
Non c'è nulla di poetico in queste immagini. Non siamo dei terremotati né affrontando un'emergenza.
Siamo divisi.

L'ultima volta che ho visto la casa così profondamente turbata - irriconoscibile - è stato tre mesi fa quando l'abbiamo fatta ridipingere. Ma era un motivo diverso: la casa era fisicamente stravolta invece in questi giorni la rivoluzione è di tutt'altro tipo.
Emotiva, d'intenti, psicologica: la rivolta in casa mia è silenziosa e impercettibile ad un occhio disattento. Se la casa in cui vivo avesse una malattia soffrirebbe sicuramente di un esaurimento nervoso, sarebbe sull'orlo di una crisi, costruita accanto a un burrone. Soffrire è proprio la parola giusta perché credo che le case siano come delle persone, o meglio, come le persone che ci vivono.
Le case raccontano e vivono esattamente come noi che le abitiamo, che riempiamo di rumori queste 4 pareti, noi che, alla prima crepa, siamo colti dal panico.
In casa mia abbiamo cercato di mascherare le crepe - molte - con un po' di stucco e un bel colore salmone aranciato che, baciato dal sole delle prime ore, illumina tutto l'ambiente. Ma col primo freddo le crepe sono tornate.
Inutile, quindi, nascondere ciò che c'è sotto: casa mia è costruita male, umida, facile alla muffa, e se colpisce per il suo arredamento classico/moderno, basta poco per vedere la polvere negli angoli, le crepe lungo i muri, il disordine imperante.
Quella polvere, quelle crepe, quel disordine siamo noi. Poco chiari, con la bocca che ci fa male tanto ci siamo sforzati di ridere per quelle due ore di evasione, tentando di dimenticare la muffa che abbiamo dentro, il disordine a cui non mettiamo mai mano. Nulla cambia, davvero: abbiamo un cuore grinzoso, pieno di rughe, già vecchio.

La casa vive di due ritmi che non combaciano mai. E' un cuore in aritmia, una camminata zoppa.
Un ritmo, premiato dalla luce solare, muore coincidendo con la nascita dell'altro, che vive nell'oscurità. I nostri cicli vitali in casa sono alternati: mio padre s'alza alle 6.30 e sveglia mia madre che dorme sul divano, facendola trasferire sul letto, dove potrà dormire più comodamente fino alle 13. Io m'addormento alle 6.30 e mi sveglio alle 17.
L'insieme Vale forma un'intersezione di 5 ore con l'insieme padre, un incontro che si traduce in 4'33 di John Cage moltiplicato all'infinito: silenzio.
Il silenzio, come i due ritmi vitali, trova il suo corrispettivo nelle urla da litigata, le uniche forme di vita sull'ipotetico pianeta "rapporto Vale e padre". Perché il nostro rapporto si basa esclusivamente sull'alternanza di mutismi e grida, perché non sa nulla di me, perché non ho mai avuto una figura genitoriale degna di essere chiamata "papà".
Sono una sconosciuta per lui, al massimo una "mocciosa impertinente cafona" che si è sempre permessa di rispondergli a tono. Che ha risposto, non verbalmente, alle sue botte. Che ha sempre pensato "è un coglione, come fa a non capire che sono lesbica?".
Rimasto con la mente all'età infantile, mio padre mi considera da sempre una bimba. Mai e poi mai gli ha sfiorato l'anticamera del cervello che i miei atteggiamenti rabbiosi, cinici, depressi, sensibili, a volte sfrontatamente mascolini possano essere il sintomo - seppur lieve - di un orientamento sessuale che non solo gli schifa, ma che non considera umano.

Lo lascio cuocere per ora, il maiale. Poi lo ammazzerò, gli spezzerò il cuore quando lo verrà a sapere. Ma in quel momento sarò lontana, non qui, non in questa casa.

domenica 17 gennaio 2010

Saràh vero?

Ma ci sono due potenziali lesbiche (mica tanto depresse) all'interno del Grande Fratello e io non seguo la faccenda??
No, non c'ho voglia di sentire orrendi errori grammaticali e frasi senza fine tra due oche giulive.
Però...

giovedì 14 gennaio 2010

Tu anche?

Tu anche?
Hai messo il cappotto pesante? Ti sono cresciuti i capelli?
Gli occhi ti bruciano ancora quando stai per piangere?
Ti arrabbi quando non ti capisco? E quando io non capisco te?
E hai visto come fa buio prima? E che tramonti rossi che abbiamo?
Annunciano qualcosa, me lo sento, ma potessi almeno leggere la prima riga di quello che prevedono.
Forse ci dobbiamo prendere per mano e soffiarci negli occhi, così piangiamo, così ridiamo, così torniamo bambine.
E poi abbracciarci, ma non al freddo, o forse sì, così sentirei ancora di più il tuo calore.
Il tuo amore.

domenica 10 gennaio 2010

Je t'aime (moi non plus)

Quanto sono noiosa e grigia.

Il giorno dell'Epifania qui in famiglia (non la mia in senso stretto, noi chiaramente non facciamo mai nulla; intendo i parenti di mia mamma, e quindi zie e cugini di cui v'ho già accennato due mesi fa) s'organizza un bel pranzone con polenta, carne e tanto vino rosso. Ora che ho completato il quadretto della perfetta bergamasca tutta casa e famiglia, direi che è meglio arrivare al punto.
Trovo mia cugina, tornata temporaneamente dal suo Erasmus a Graz, in Austria, in camera sua con due pulzelle sue amiche che mi presenta come "le amiche francesi".
Il cuore si ferma. Contrazioni da donna partoriente mi lacerano il basso ventre. Il sangue mi ribolle nelle vene. Sudo.

Ognuna di noi ha il proprio sogno erotico. C'è chi immagina di naufragare con Milla Jovovich, chi freme al solo pensiero di poter toccare Beth Ditto (??????), chi sobbalza se si figura a occhi chiusi il corpo di Marina di L word, chi invidia perfino le gocce di sudore di Valentina Arrighetti (p.s. ma quanto è lesbica? Aveva ragione una ragazza che mi leggeva).
Beh, io c'ho la fissa delle francesi. Vi dirò di più: l'espressione "ragazza francese" ha un non so che di perfezione. Già di suo la donna è la perfezione (ma che ve lo dico a fare? Qui sono tutte più esperte di me), in più l'aggettivo francese non fa che risvegliare in me piacere atavici, sconosciuti e non, rimossi, sublimi. Stare in una stanza con una donna francese possibilmente ubriaca vestita solo da un filo di perle che mi guarda fissa negli occhi e dice

baise moi

beh, non esiste altro al mondo che mi faccia gorgogliare e mugulare di piacere.

Ok, ritorniamo alla mia realtà da lesbica depressa: mi presento a queste due francesi abbastanza timidine e giovani giovani, classiche domande di rito e quindi scendiamo in taverna a pranzare.
Chiaramente mi mettono vicino alle due compari perché sono l'unica a saper un po' di lingua (studiata esclusivamente per aver un minimo di dialogo che prelude alla notte d'amore!, mica per altri scopi) quindi me le rimiro bene mentre si sollazzano col pollastro e la polenta.
Ma ecco che arriva la domanda che determina l'andamento di tutto il pomeriggio, pomeriggio che, nella mia mente, avrebbe potuto prendere solamente due direzioni:

1. una delle due filles (o anche entrambe!) si rivela lesbica e si chiude in bagno con la sottoscritta, come insegna l'antica tradizione di L Word.

2. mi chiudo in bagno, piango e mi ripeto che sono solo una lesbica depressa, come insegna l'antica tradizione di tutte le canzoni degli Smiths.

Alla domanda "sei già stata a Parigi?" segue la mia risposta con tanto di specificazione da lesbica depressa. "No, non ci sono ancora stata ma vorrei soprattutto per visitare il cimitero di Père Lachaise, sai, ho una strana passione per i cimiteri. In Italia esiste marginalmente una cultura del cimitero come monumento o giardino, ma viene considerato più che altro un luogo triste, circondato da superstizioni o credenze. E' una questione di sensibilità, di riflessione sul ricordo, sul luogo che riesce armoniosamente a unire morte e vita. Esiste a Genova un cimitero bellissimo, Staglieno, un po' il Père Lachaise italiano."

Non volevo entrare nel merito dei Sepolcri foscoliani, ma supperggiù questa è stata la mia replica. Quanto sono noiosa e grigia. Loro mi guardano a bocca aperta, riuscendo solo a proferire queste due frasi, affilate come lame Miracle Blade:

"oui, c'est naturel de porter les fleurs" (arggh!)

e poi ancora, Helena, che aveva visitato il cimitero parigino: "Ho visto una tomba tutta piena di bacetti a Père Lachaise..."
(io: "Di Oscar Wilde!")
"ah, Oscar Wilde."
E l'altra: "Qui??";
Helena: "Oscar Wilde est connu pour.......? Qui était-il?"

traduco: "Oscar Wilde è conosciuto per....? Chi era?"

Il cuore si ferma. Contrazioni da donna partoriente mi lacerano il basso ventre. Il sangue mi ribolle nelle vene. Sudo. Ma qui, diversamente dall'inizio, stavo male male male. Avere 20 anni senza sapere chi minchia è Oscar Wilde è un delitto. Anche se sei francese, anche se hai il naso all'insù, anche se ti scoperei nel giro di 4 secondi e mezzo, anche se bevi vino rosso. Delitto.
E un delitto esige un castigo. Verrai ripagata con una buona dose di depressione lesbica.
E quindi, nelle ore successive, se non ti è bastato il cazziatone sui cimiteri, avrai lezioncine sulla Legge di Murphy, sul senso di Vale per la neve, mi sentirai cantare canzoni che ho scritto quando ero triste, ma soprattutto mi vedrai brindare intonando Milord di Edith Piaf che in quanto a depressione a palate, lei, la cara Edith, non la batteva nessuno.
Magari alla fine le ho affascinate 'ste francesine qui, ma a me era sceso l'entusiasmo dopo l'empasse su Wilde. Non v'amo più, insomma. Moi non plus.


epilogo.
A casa, mamma: "carine le francesi, no? Soprattutto Helena, mi ricordava un po' l'E. (colei che mi etichettò gloriosamente "lesbica depressa", ndr).
Io: "mmmmmmm. Abbiamo parlato di Père LaChaise".
Mamma: "Cazzo, Vale, anche tu però, le parli di cimiteri.....!"

domenica 3 gennaio 2010

Il mio 2009 su Fb

Fb serve a volte come un diario.

Oggi vengo a conoscenza di una bellissima (sticaz...) applicazione che scandaglia i tuoi status e ne sceglie una dozzina random.
Alla fine, curiosa come una talpa che vede la luce nel tunnel, sono andata a leggermeli tutti. Per la serie: "non c'hai niente di meglio da fare, cogliona, per esempio studiare per la tesi???"
Evidentemente no.
Ecco una selezione per mese.

Gennaio

vestitino optical incrementa la mia latente femminilità.

e il movimento artistico dei tristi con chitarra

la mia voglia di improvvisare al prossimo esame non ha prezzo.

Febbraio

Malgioglio che canta Pop Porno ("ho visto cose che voi umani...")

February is the cruellest month

però mi sconta l'esame del 30% se suono a lezione....

Marcio

urlare a dente "santo subito!", sciogliersi come Olivia con Braccio di Ferro, sentire Canzone di non amore

4 Marzo: intoniamo 1/1 di Brian Eno a due voci, facciamo progetti cimiteriali ed è stupendo.

fonduta di cervello

AVANTI COME I GAMBERI

Aprile

vorrei vivere altrove/a Milano sui Navigli/evitare il diluvio universale/fare 5000 figli

totale dipendenza da "Blue" di Joni Mitchell

Chiambretti Night, Moana's story: show di Maurizia Paradiso, rivelazioni sulla presunta omosessualità di Paolo Villaggio e svenimento finale (della Paradiso); non ho mai riso tanto.

Giorgio Pasotti è adorabile, ma il suo David Copperfield con l'accento della bassa nun ze pò sentì.

Maio

addomesticare corvi affinché dicano "Nevermore".

taglio corto circuito

Ho urgentemente bisogno subito di un fan di Lino Banfi che mi dica che la frase "sono volatili per diabetici/chezzi ameri" è anche presente in "La ripetente fa l'occhietto al preside" (o "la liceale nella classe dei ripetenti") oltre che in "Fracchia, la belva umana"

"Ma i musicanti pagano da bere?" "Aspetta che chiedo...Sì" "Bah! Sappia che non mi è mai capitato..."

Juno

Nel rapporto tra me e Giuseppe mancava una come Scarlett Johansson. Grazie Woody, ora ho capito tutto!

"la cosa più interessante che ho fatto oggi è stato uccidere le mosche"

sparami Philip Glass in vena

Julio

Siamo già a luglio? Per me potrebbe essere gennaio senza neve.

Una gomma bucata. Alla disperazione della guidatrice reagisco con la massima calma: "...e noi l'aggiusteremo con il chewing gum!"

L'amore non corrisposto? I soliti casini all'ufficio postale...

"Sono un alcolizzato. Sono un tossicomane. Sono un omosessuale. Sono un genio." Sei anche morto male, Truman.

Augusto

Emily Dickinson, io t'odio.

Le Vite degli Altri.

Sui giovani d'oggi ci scatarro su - ep. 1, in piscina: "hai visto?" e l'altro: "ho più seno io"; avrei potuto organizzare un omicidio di massa in 10 secondi.

"Le donne: faremmo di tutto pur di non restare sole." "Noi donne siamo più tolleranti, ma questo è un bene." "Siamo delle gran coglione. E un poco lesbiche.".

Settembre

panico in via della Noca: inseguita da un tizio con l'uccello fuori.

amo i nove minuti di sonno in più che la sveglia mi concede.

occhiaie a terra e esame sotto gamba

è miss strappo le vesti 2009.

L'espressione "ultimo esame" è verosimile come gli asini che volano, Nicolas Cage che recita bene e Aldo Biscardi con una dizione perfetta. Però domani è davvero (????) l'ultimo.

Ottobre

mi prendo le mie personalità..

a me basta poco per essere felice

dipende da me ma non è colpa mia.

Novembre

"Tutto quello che posso portare a questo universo illogico, irresponsabile e crudele è il mio amore" - Jean Renoir

la vita è tutta un teatro degli orrori

vs. amaxophobia 1-0

Dicembre

affronto la mezz'ora di guida con mio padre con lo spirito di un martire che va a morire.

"posso fare uno Stregatto alla Greta Garbo/Marlene Dietrich?"

Che cos’è il genio? È fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità di esecuzione. Tartaglia grand'uomo

sabato 2 gennaio 2010

Sarà l'anno del pollo

"amigiiii, volete un po' di pollo? è caldo. Buon ano, buon ano!"
e fu così che 4 pakistani ci lasciarono un sacchetto della spesa con 1 chilo di pollo alle spezie. A noi che avevamo mangiato un etto di caramelle in tutto il giorno e bevuto metà bottiglia di Braulio, un litro e mezzo di Moretti, 4 bicchieri di Martini bianco e avremmo aperto un Magnum di spumante dopo 5 minuti. A noi che gli avevamo offerto 4 Granetti della Mulino Bianco.
ore 23.59, 31 Dicembre 2009, Castello Sforzesco, Milano.


Spice up your life.
Ho visto Satana e Samara Morgan in sogno.