giovedì 3 settembre 2009

Piccolo manifesto programmatico

Qualche mese fa una ragazza mi fece capire, molto implicitamente direi, che i miei sfoghi lacrimevoli le causavano l'orticaria.
"Sono stanca di essere circondata da lesbiche depresse", così parlò ella.
Direttissima come il Bergamo-S. Bartolomeo delle 6.05 il sabato.
All'epoca ci soffrii molto e aggiunsi disperazione a dosi infinite di amarezza, interrogandomi sul motivo che l'aveva spinta a proferire siffata frase infelice. Ora, se ci penso bene, dovrei ringraziarla.

Si dice che le più grandi verità nascono scherzando. Il tono della cara ragazza non era certo ironico ma la mia reazione, dopo la profonda disperazione di cui sopra, fu quella di farmi rimbalzare in testa quest'espressione fino a farle perdere senso, come quando si ripete una parola e la si rende un'accozzaglia di sillabe disunite.
La sua etichetta, in realtà, non aveva nessuna base psicologica: in quel periodo avevo solamente problemi di tiroide e i valori sballati mi causavano terribili scompensi umorali.
Ma la grande verità, nel frattempo, era venuta a galla e così cercai di aderire completamente al canone di lesbica depressa cercando quegli elementi che potevano fare di me un'eccellente rappresentante.

Nasce qui il piccolo bignami delle...

REGOLE PER ESSERE UNA PERFETTA LESBICA DEPRESSA

1. La l. d. ha un background familiare essenzialmente triste. A volte lo evoca ironizzando e sdrammatizzando alcuni episodi ma in realtà Charles Dickens avrebbe potuto scrivere più di un romanzo ispirandosi alla sua infanzia. Ha un trauma nascosto che preferisce tacere e di cui parla solo alle persone amate, dopo aver fatto l'amore. Fondamentalmente figlia unica e quindi fondamentalmente etichettata col cliché di "viziata", la l. d. da piccola leggeva molto, isolandosi in mondi immaginari.
Generalmente ha un padre debole e vagamente intellettuale e una madre courage che le ha mostrato cosa vuol dire amare. Tutto ciò la predispone, già all'età di 12 anni, a provare smodato affetto per figure femminili, anche appena conosciute.

2. La l. d. cova una passione segreta: i cimiteri. Colpita dal Foscolo a 16, si trasferisce a 9 anni in un condominio limitrofo camposanto. Si prefigge un tour cimiteriale dell'Europa entro i 25.
Le urne e le tombe come centro dell'essere e del non essere: meta ultima, giardino lugubre, luogo ideale per una passeggiata. Gli Smiths avranno un certo effetto su di lei.

3. La l. d. è uno spirito affine alla femminista sessantottina nostalgica e pasionaria, vagamente hippie, con cui condivide l'amore per Joni Mitchell. Qui è necessario aprire una parentesi.

Joni Mitchell ha una voce acuta, scrive testi intensi e uterini, tristi e appassionati, suona una chitarra a 12 corde e fa accordi assurdi con accordature altrettanto assurde. Joni Mitchell è folk, è Woodstock (anche se non c'era), è fricchettona e fuori moda, è un paio di pantaloni a zampa d'elefante in un outlet della Benetton.
Ricordate il film About a Boy? Ecco, cancellatelo e tenete solo il personaggio di Fiona, la hippy stramba che tenta (maddai) il suicidio ingerendo una quantità industriale di pillole. Nel libro, che la l. d. ha letto a 17 anni, Hornby indica precisamente i suoi gusti musicali: Joni Mitchell.
Una coincidenza?
Hornby, con la sua vasta conoscenza musicale, avrebbe potuto affiancare a Fiona qualsiasi altro cantante, ma sceglie, guardacaso, oltre la nostra cara Joni, un altro pezzo grosso del cantautorato folk anni '70: Nick Drake (altro elemento musicale adorato dalla l. d. - v. Pink Moon).
Rincariamo la dose. Per la serie "forse non avete capito che questo personaggio è colossalmente triste", Hornby ci dice anche che è vegetariana. Il quadro vivente del weirdo folk al femminile, rivisto e aggiornato per gli anni '90.
Per capirci meglio, ecco un estratto di un testo di Joni (a proposito, la l. d. ama a dismisura l'album Blue del 1971):

Ho guardato l'amore da tutte e due le parti ora,
Dal dare e dal prendere, e ancora, non so come,
Ricordo le illusioni dell'amore.
Non conosco affatto l'amore.


Lacrime e paure e sentimenti, orgoglioso di dire "ti amo" ad alta voce,
Sogni e schemi e folle di circo, ho guardato così la vita.
Ma ora i vecchi amici si comportano in modo strano, scuotono la testa e dicono che
sono cambiato.
Qualcosa è perduto ma qualcosa è guadagnato vivendo ogni giorno.


Ho guardato la vita da tutte e due le parti ora,
Dalla vittoria alla sconfitta, e ancora, non so come,
Ricordo le illusioni della vita.


Questo è il mood medio della l. d. e, con lei, della femminista pasionaria (capello lungo grigio all'Anselma Dell'Olio o corto alla Imma Battaglia).
Essenziale alla comprensione della tipologia dell'amante della Mitchell è un altro film, guardacaso inglese, guardacaso ancora con Hugh Grant, guardacaso che tira in ballo Joni Mitchell: Love Actually. La pellicola è il trionfo dei buoni sentimenti natalizi, del volemmose bbbène e dell'ammmmore che omnia vincit: insomma, da assumere a piccole dosi onde evitare coma iperglicemico. Tra i mille personaggi c'è Karen, interpretata da Emma Thompson, sorella di Hugh Grant (nella parte di un improbabile primo ministro) e moglie di Alan Rickman (per noi comuni mortali, Python in Harry Potter). Karen è l'unico personaggio che da questo baillame di scintillante amore e affetto natalizio uscirà a bocca asciutta. Come?
Il marito, che le fa le corna con la segretaria (ma uno stereotipo meno usato, no, né??), le farà trovare sotto l'albero una scatola che lei erroneamente crede contenga una collana che di nascosto ha visto acquistare da lui (regalo destinato alla sexy segretaria), bensì è..........un cd di Joni Mitchell.
Il messaggio è chiaro: "amore, sei un'ottima madre e una moglie stupenda, ma sei così noiosa!".
Confessare a un uomo che si ama Joni Mitchell equivale a dire:"sono stata appena lasciata dopo 10 anni di matrimonio" oppure: "ieri ho sotterrato mio padre", o ancora: "ho perso l'autobus, mi dai un passaggio?" (perché chiaramente la l. d. ha una paura folle di guidare), o peggio: "era la canzone mia e di.......... - nome del ragazzo di cui si è ancora innamorate - ".
Rivangare il passato, lucidare i ricordi, farli splendere, ponderare, riflettere, essere dilaniate dall'amore, indugiare, se possibile, sui dettagli che la memoria ha richiamato. Scrivere pagine pagine pagine, versi versi versi e ammorbare con la dolce litania de "l'ultima volta che......è stato tanto tempo fa".

La l. d. solidarizza con Karen e Fiona.


[continua...]

1 commenti:

Anonimo ha detto...

oddio sembra scritto dalla mia amica silvia