Mi sono innamorata. Di un libro: s'intitola Tetti di Parigi, acquerelli, disegni e poesie di e sulle case e palazzi della capitale francese. Sfogliarlo è come tornare là.
Perché a Parigi, nelle notti di fine agosto, ci sono 9 gradi. Intabarrata come una musulmana (3 felpe, due asciugamani, doppio paio di calzettoni) ho dormito in un furgone, ai bordi di un boulevard.
Alle 6 sentivo la città svegliarsi. Un clochard, meno fortunato di me, tutto intirizzito dal freddo della notte, si tirava su, a mo' di copertina, il suo pezzo di cartone. Ricche vedove flanavano alla ricerca di un caffé. Un marito svogliato e stanco portava giù il bassotto per il bisogno mattutino. Figurine ordinarie, e per questo magnifiche, separate da me solo da un finestrino.
Poi il sole finalmente mi scaldava e tornavo a dormire.