venerdì 30 settembre 2011

Dio è morto, Miles Davis è morto e neanch'io...

Un post veloce veloce giusto per accodarmi alle celebrazioni dei vent'anni che spuntano come funghi. Un utente su YouTube m'ha fatto notare (non mi sarebbe proprio venuto in mente) che due giorni fa era l'anniversario dei vent'anni della morte di Miles Davis.
E quindi vi propongo questa e sì, lo so che avrete da dire dicendo che voglio vincere facile, che A Kind Of Blue lo conosco proprio tutti, e ancor di più il pezzo che vi metto è quasi il più famoso.....però. E' fantastico vedere che a Miles Davis si gonfiava il collo come la rana della favola di LaFontaine. E poi....che gran suonare.

p.s. Avrei potuto usare una pregnantissima analogia tra il collo di Miles Davis e quello di Adriano Pappalardo nell'ennesima tristissima riesumazione di Ricominciamo oppure la vena di Massimo Ranieri nell'acuto di Perdere l'amore. Ma no, meglio LaFontaine, e poi quella favola mi ricorda la mia infanzia e gli album da colorare col pennarello magico.

sabato 24 settembre 2011

Le labbra di un comprovato sempliciotto

Cobain. Con la Smemo piena di frasi firmate Kurt tra parentesi (o tra due trattini, nel 2000 andava di moda così), fu proprio la Butty a farmelo conoscere. Non che non avessi mai sentito il suo nome: leggevo dal '97 il mitico Tutto Musica morto misteriosamente nel 2004 e Luca Valtorta, a cui devo una piccola ma consistente percentuale della mia cultura musicale, ne parlava spesso. Mi decisi quindi a comprare - era il luglio del 2001 - Nevermind, l'album che non mancava mai nella rubrichetta dedicata alle top five degli album preferiti dagli artisti intervistati da Tutto Musica. Lo trovai da Mediaworld presso l'Oriocenter e lo comprai con la cassetta di El Topo Grand Hotel dei Timoria perché ricordo che mi piaceva tanto Sole Spento. Fu un'estate in cui stampai i testi e le traduzioni delle canzoni di Nevermind da siti costruiti con GeoCities, ossia il paleolitico inferiore del Web di oggi: siti 1.0 che ora hanno lo stesso effetto visivo degli arcade game anni '80, sfondi bruttissimi e gif imbarazzanti, a volte da epilessia pura; immagini che non si aprivano e allora formavano il riquadro con la x in rosso; GeoCities che ospitava siti come Rotten, le foto degli avvistamenti degli UFO e le anticipazioni di Dawson's Creek - come mai già nel 2000 si sapeva che Jen sarebbe morta?
Beh, Nevermind me lo mangiai. Prontamente trasferito da cd a cassetta (avevo ancora il walkman), lo ascoltavo mattina e sera. Scrissi in onore di quel poeta maledetto biondo una canzone intitolata "Sto ascoltando la voce di un morto". [Che poi, a ben pensarci, l'illuminazione adolescenziale sui Nirvana la ebbi il 30 Aprile 2001 quando assistetti in diretta alla transazione TMC2-MTV e la prima cosa che mandarono fu proprio il celeberrimo concerto Unplugged in New York con quella luce soffusa e quei bellissimi fiori, chissà che fiori erano.]
Poco tempo dopo, era un sabato, me lo ricordo bene, il 22 Settembre 2001, comprai la mia prima chitarra e iniziai a suonare. Imparai le posizioni degli accordi pagando 50000 Lire un corso di 9 mesi all'oratorio, un posto dove non ero mai stata. Dopo pochi mesi iniziai a suonare da sola, imparando come autodidatta, ascoltando tanto le canzoni e scaricando da siti GeoCities le tablature dei Nirvana: la prima fu About a Girl, molto semplice perché inizia col Mi minore Sol ma poi c'ha i barré tipo Sol diesis e cose così, per cui mi limitavo a fare il verso. Una ancor più facile da fare era sicuramente Polly: Mi minore Sol Re Do oppure Come As You Are con quel Mi minore che diventa maggiore nel ritornello. Pennyroyal Tea era quella che mi piaceva di più suonare perché in quel periodo, dicembre del 2001, ero fissata con il giro di Do, e il La minore era diventato, per qualche oscuro motivo, il mio accordo preferito. La suonavo male, però, perché il Sib lo facevo diventare Re minore, e cambiava completamente l'andamento dell'urlo su "tea" o "-ty" di "royalty". 
Sì, perché le canzoni dei Nirvana erano azzeccatissime per iniziare a suonare: hanno un sacco di giri semplicissimi (SappySliverRape Me, All Apologies, Heart Shaped Box, Dumb, Something in the Way) ma efficaci e perfetti per le linee vocali di Kurt. Anzi, sembrano incollati sopra. Incollati come il poster che  mi regalò la ragazza che mi dava lezioni di matematica per il mio 16° compleanno: lo misi sopra la madonnina in gesso che avevo fatto in terza elementare. Tutto il 2002 lo trascorsi a suonare le canzoni un po' più "difficili", In Bloom, Lithium, On a Plain, Drain You (forse le mie preferite di Nevermind), Serve the Servants (con quel ritornello così anni '60) e Smells Like Teen Spirit (per la quale attaccai il distorsore alla mia chitarra acustica), ma soprattutto Lake of Fire e Plateau che ok, non erano loro ma dei Meat Puppets, ma m'erano rimaste così impresse che le volevo imparare. (Ah, ma Kurt Cobain quanto digrignava i denti durante quell'Unplugged storico?) 
Ricordo che 10 anni fa continuavo a pensare dove ero e cosa facevo nel 1994, quando Kurt s'era sparato, e mi sforzavo di trovare una qualche notizia assorbita dall'incoscio, una memoria sopita, una foto su un giornale. Cercavo di riportare a galla ricordi inesistenti. L'unica immagine che mi veniva in mente ero io in cucina a fare i compiti, aspettando alle 16 i Power Rangers. 
Beh, 10 anni dopo cosa mi rimane di quel tardivo periodo grunge (con tanto di maglioni sformati, capelli sulle spalle e jeans sbragati)? Ora che il poster di Kurt non c'è più - manco la madonnina - che la mia adolescenza è passata da un pezzo, e che ho lasciato a Tommaso Pincio, appassionato quanto me di Cobain, l'unica copia di uno scritto su Kurt e il Giovane Holden? Dopo avide letture delle biografie e dei diari di Cobain? Dopo aver suonato e risuonato così tanto le sue canzoni da avere la sicurezza matematica di saperle suonare e risuonare ancora tra 10 anni, a memoria, accordi&parole?
Posso solo citare un passaggio del libro di Salinger che parla di Holden, ma anche di Kurt, e forse di altri:
il capitombolo che ti stai preparando a fare...è un tipo speciale di capitombolo, orribile. A chi precipita non è permesso di accorgersi né di sentirsi quando tocca il fondo. Continua soltanto a precipitare giù. Questa bella combinazione è destinata agli uomini che, in un momento o nell'altro della loro vita, hanno cercato qualcosa che il loro ambiente non poteva dargli. O che loro pensavano che il loro ambiente non potesse dargli. Sicché hanno smesso di cercare. Hanno smesso di cercare ancor prima di aver veramente cominciato...

giovedì 22 settembre 2011

Facciamo il toto Primavera Sound?

Dai, giochiamo un pochetto!
Chi ci sarà l'anno prossima al Parc del Forum?
Io sparo i primi nomi, così, in attesa che questi benedetti biglietti vengano messi in vendita (i primi mille a 99 euri il 3 Ottobre. Pronti a ricaricare il conto PayPal??). E non dico quelli che vorrei io (vabbé, forse sì), ma quelli più papabili o più logici o più prevedibili.
E se qualcuno mi aiuta con le quotazioni (come si calcolano?) potremmo pure stilare un bollettino. O forse un sondaggio?

Primavera Sound 2012 - totosondaggioscommessa
 Grizzly Bear
 Girls
 Neon Indian
 Narcoleptic Dancers
 Patrick Wolf
 Neil Young
 Akron/Family
 Justice
 M83
 Yo La Tengo
 Memory Tapes
 The Horrors
 The Knife
 Stereolab
 Shellac
 Plaid
 Washed Out
 Antony
 Apparat
 Twin Sister
 Bon Iver
 Cant
 Koreless
 Keep Shelly in Athens
 Selah Sue
 Os Mutantes
 Radiohead
 Wilco
 Widowspeak
 Beirut



  
pollcode.com free polls 

aggiornamenti tardivi: e Feist?
aggiornamenti ancor più tardivi: e gli Stone Roses? Boom.

lunedì 19 settembre 2011

Missfogo, Miss Piggie, Miss You.

C'è fascia e fascia. Ma niente batte la Miss Simpatia Esselunga.
Dopo il grasso divertimento di ieri sera, do appuntamento alla seconda e ultima serata di Miss Italia col live blogging sul profilo Twitter (non c'avemo niente da fare).
E domani a Milano alla Fnac con Simon Reynolds: chi di voi ci sarà?

Un dono musicale: ho catturato dal Tubo 3 versioni live der piccolo principino della dubstep neomelodica, James Blake. La tracklist è così composta:

  1. CMYK (@Pitchfork Music Festival) - eccezionale. La batteria a 3'30.
  2. Enough Thunder (@ACL Fest) - di prossima pubblicazione, già sentita al concerto di Milano tra il vociare selvaggio della gente. Jonimitchelliana.
  3. Lindisfarne (@Abbey Road) - brividone, versione ancor più intensa di quella sull'album.
Ah, e cercate l'Essential Mix che JB ha curato per la BBC1 due sere fa, interessantissimo.

sabato 17 settembre 2011

Il RETRORMENTONE numero otto


Il Retrormentone non è solo estivo. Ed ecco servito sulle note scroscianti di un temporale di inizio autunno il racconto di Jessica, una fan della nostra rubrica che ci racconta la sua estate di qualche anno fa trascorsa a ritmo di....


Era l'estate del 2002 ed io mi ero appena fatta un taglio di capelli improponibile, mi spiego meglio: una frangetta a scala, con una parte più lunga ed una più corta; non l'avevo scelto io, avevo detto al parrucchiere di fare quello che gli pareva. Da allora mi sono fatta crescere i capelli e non me li sono più tagliati, anche se ultimamente sto pensando di andare dai cinesi. Ma torniamo a noi, volevo sfoggiare quei capelli da cretina per andare in vacanza in Corsica insieme ad altre tre mie amiche, una vacanza finita prima del tempo, perché si sa, in vacanza è un po' difficile conciliare tutte le esigenze, soprattutto quelle di non andare al mare prima delle 5 di pomeriggio essendo alloggiate in un campeggio. 
In Corsica sono successe un sacco di cose, abbiamo dormito in spiaggia, abbiamo rischiato di affogare tutte, mi sono ricordata di punto in bianco la sigla del "Pranzo è servito", abbiamo mangiato "soupe de poisson", ma soprattutto io e una mia amica abbiamo acquistato il singolo di Satisfaction di Benny Benassi che era già un tormentone in Italia, ma in Corsica non passavano veramente nient'altro alla radio e così, quando ci stancavamo di ascoltare La moda del lento, praticamente l'unico cd presente in macchina, potevamo pompare Satisfaction a manetta. 
La copertina del singolo è questa qui:
Tutti penserete: eccheccazzo, ma che tamarrata è? Avete ragione, la copertina è di un volgare assurdo, ma non è niente in confronto al video pomeridiano in cui delle fighe palesemente rifatte e semi vestite testano strumenti da bricolage sculettando e sudando: la parte migliore è quando la tipa bionda fa ballare le sue tette di granito usando il martello pneumatico ottenendo un'oscillazione minima del seno, roba che se lo facessi io probabilmente rischierei di schiaffeggiarmi con un capezzolo. Questo video lo consiglio caldamente alle fan del "Corpo delle donne". 



L'altro video, invece,  quello  serale, quello da intellettuali, lo trasmettevano di notte su Brand New (è quello che io ho visto come primo) e non ha niente da invidiare ad un Michel Gondry. No, vabbè, sto esagerando. E' in ogni caso un video piacevole da guardare: ad accoglierci alla prima (e direi anche ultima inquadratura, perché in pratica non cambia mai) quattro simpatici personaggi vestiti come i nerd di oggi, con gli immancabili occhialoni e capelli impomatati, in posa da "ritratto di famiglia".
Nel video quindi non succede praticamente niente, ci sono solo degli interventi grafici che servono a giustificare la presenza del video al pubblico di Brand New, il quale non avrebbe mai apprezzato fino in fondo la versione pomeridiana, avendo a che fare coi video di registi dal calibro di Michel Gondry, e poi si sa, quel pubblico apprezza molto oltre ai video, anche i film dove non succede assolutamente niente, dove..... è tutta una questione di atmosfere! Qua, l'atmosfera non c'è,  ma  al suo posto troviamo una lentissima evoluzione dell'espressione dei nerd che da neutra passa a sorridente ma in modo forzato rendendo il tutto un po' alienante, ma è solo perché in realtà mentre giravano questo video la troupe aveva già pronto il primo e glielo stavano facendo guardare senza interruzioni. 

lunedì 12 settembre 2011

10 anni dopo, 400 anni dopo: Extreme Makeover Home Edition

Ieri mi sono imbattuta in una trasmissione che credevo di conoscere. Dico "credevo" perché avevo visto il trailer e già mi ero fatta un'idea approssimativa: una famiglia a cui un gruppo di carpentieri costruisce in 7 giorni una nuova casa, le facce stupite dei bimbi, i visi commossi delle madri, i sorrisi bonari dei papà. Insomma, nulla di nuovo. Già avevo visto una cosa simile in quella bellissima ed emozionantissima trasmissione condotta dall'Antonella Clerici e che rispondeva al nome di "Il treno dei desideri".
M'illudevo, invece. Ieri ero in compagnia di un amico che m'ha chiesto se avevo mai visto una puntata di Extreme Makeover Home Edition - no, gli faccio io. Devi vederla, mi replica con enfasi.
E mentre davanti ai nostri occhi si consumava uno spettacolo osceno all'insegna dei buoni sentimenti, della retorica di stampo ameregggano sciorinata a buon mercato e del trionfo di lacrimoni, uno spettacolo ad altissimo contenuto comico, devo ammetterlo, ecco, io assistevo all'ennesima conferma del fatto che l'America è uno stato (un insieme di stati, embé) fondato sulla religione. Puritana, of course.
The story is old, I know but it goes on, cantava Morrissey, e si potrebbe dire la stessa cosa filtrando la puntata di Extreme Makeover attraverso un'ottica puramente ideologica. La conclusione scontatissima di quest'operazione è appurare che gli americani infarciscono ogni prodotto di fruizione popolare (cinema, pubblicità, televisione) di una retorica che trova le sue origini quattrocento anni fa, all'epoca dei pilgrim fathers. La Storia infatti vuole che un gruppo di dissidenti religiosi inglesi (né cattolici né appartenenti alla Church Of England) venissero banditi dalla madrepatria perché si erano rifiutati di sottostare alla monarchia e al compromesso dettato da re James I tra riforma e Bibbia inglese (la tanto discussa "Authorised version of Bible"). I dissidenti non volevano che le Sacre Scritture fossero "corrotte" da versioni imbastardite, dalla figura del Papa, tantomeno quella del Re: propugnatori di uno studio privato della parola di Dio e della necessità di epurare la fede religiosa, accaniti seguaci di Calvino e della dottrina della predestinazione, decisero di migrare oltreoceano, nel New England, a.D. 1620. Futuri padri fondatori degli Stati Uniti, costruirono una società basata interamente sul verbo di Dio, sul lavoro virtuoso, sull'onestà, tolleranza, moderazione e modestia.
Un'ideologia, questa, che ritroviamo paro paro in Extreme Makeover Home Edition. Prendendo ad esempio la puntata vista ieri, ci rendiamo conto di come lo scheletro di quell'etica protestante decantata da Max Weber si possa percepire in filigrana: la storia di Colleen Nick, madre di 3 figli dei quali una scomparsa, si presume rapita, nel 1995 all'età di 6 anni, donna devota e forte, apprezzata dalla comunità di Alma, Arkansas (stato con quasi il 70% di cristiani protestanti), fondatrice della Morgan Nick Foundation, organizzazione che prende il nome dalla figlia scomparsa e che fornisce assistenza alle famiglie di bambini rapiti o scomparsi dialogando allo stesso tempo con lo Stato, favorendo leggi che tutelino e difendano i bambini e si interessino alla questione dei bimbi rapiti. Proprio perché indicata come una donna esemplare, impegnata nel sociale e fedele, lo staff di Extreme Makeover Home Edition decide, dopo un'esplosione dello scaldabagno che le ha danneggiato parte della casa, di costruirgliene una completamente nuova - insieme all'unione dei costruttori dell'Arkansas e alla comunità di Alma. Così, dopo una pirotecnica demolizione, iniziano i lavori: tutti si impegnano, tutti danno una mano, nessuno si tira indietro.
Solamente questo basterebbe per fare una blanda analisi nel solco della tradizione puritana: Colleen Nick, predestinata a soffrire (il destino di ogni fedele è già deciso prima della sua nascita, professa Calvino), è stata messa alla prova da Dio (una vera e propria faith proof), ha superato il dolore agendo in modo virtuoso (la predestinazione calviniana non esclude un tentativo intramondano di riscattare la propria fede), non perdendosi d'animo, ma facendo del suo dolore il punto di partenza di una nuova vita, quindi dimostrandosi più devota degli altri. "Lei ha più fede di noi", sembra esclamare la comunità di Alma mentre costruisce una nuova casa, un nuovo spazio per professare ed amplificare (la casa nuova è molto più grande della precedente!) la propria fede. La comunità di Alma, al tempo stesso, riecheggia quella necessità di "fare", di "costruire", di "fondare" una city (non dissimile dal concetto di casa) upon a hill che illuminasse, come un faro, il Vecchio Mondo, rievocando così i pilgrim fathers del 1620. Una nuova casa, quindi, per una rinascita, una regeneration, concetto chiave nella cultura americana che rimanda all'impegno preso dai 103 padri fondatori nel Mayflower Compact:
"alla presenza di Dio e l'uno dell'altro, stringiamo un solenne patto reciproco e solennemente ci accordiamo di costituire una civile Società Politica per il miglior ordinamento e la migliore conservazione della nostra comunità"
Non stupisce, quindi, che gli operai vengano inquadrati mentre si raccolgono per pregare prima di iniziare i lavori (che dureranno 7 giorni, proprio il tempo impiegato dal Signore per creare il mondo!) né sorprende che le devote amiche di Colleen incidano nel cemento fresco un passo della Bibbia (si costruisce la casa nel segno del Signore, no?): tutta la costruzione, a partire dal tono enfatico ed esaltato del team leader/pastore fino alla risposta entusiastica della comunità/fedeli, è un'enorme funzione religiosa che segue regole ben precise ed è imperniata sul concetto di Beruf (o calling), la vocazione ma anche l'inclinazione professionale (in tedesco i termini "professione" e "vocazione" vengono espressi con lo stesso termine, Beruf, appunto) che Dio indica agli uomini, una condotta permeata dai comandi di Dio, un'etica di vita; il perpetuare di opere buone e la messa in pratica della parola divina aumentano la grazia di Dio e allo stesso tempo quella certitudo salutis (la sicurezza di essere eletti per la salvezza divina) che è conseguenza di una fede profonda.
Per cui la comunità di Alma, aiutando Colleen nella costruzione di una nuova casa, contribuisce ad accrescere quella "ascesi intramondana" che conduce a una vita rigenerata, vissuta all'insegna dell'abnegazione, razionale e metodica, sistematica poiché ingloba un apparato di virtù da mettere in pratica, proprio come fece Benjamin Franklin nella sua Autobiography. Franklin, considerato uno dei padri putativi del pragmatismo americano, stilò infatti un manifesto programmatico dell'etica della produttività secondo cui ogni giorno l'uomo avrebbe dovuto fissarsi delle attività per accrescere la sua virtù e la gloria di Dio. Naturalmente queste attività necessitavano di doti come la perseveranza, l'umiltà, la tolleranza e la moderazione, doti che alla comunità di Alma non mancano. E a rafforzare il senso della mission, il team leader Ty (prototipo del self-made man) rincuora tutti chiamando una cantante country (chi meglio di lei a incarnare lo spirito dell'America?) che strimpella una canzone in cui le parole chiave sono le simboliche love, hope, light.
Ricordiamoci perché siamo qui, esorta Ty come un pilgrim father a capo della sua comunità appena sbarcata nel New England dopo un mese di navigazione.

America, America!

venerdì 9 settembre 2011

E la chiamano estate


Alla fine è andata anche questa. Checché se ne dica, checché stiamo lì a micragnare sui giorni, a tentare di convincerci che è il 22 di Settembre la deadline dell'estate, questi tre malefici mesi di vuoto sono ufficiosamente finiti. Ma non ditelo in giro: c'è gente che è partita ora, c'è gente che partirà a ottobre gettandosi alla disperata rincorsa dell'Equatore come se quella linea fosse un enorme hula hoop e loro lo facessero roteare ritmicamente sul bacino, attenti a non farlo cadere, c'è gente che ha l'estate nel cuore, loro, "sereni e semplici, puri e candidi", amabili ed ingenui, oh, poveri illusi.
Come al solito in ritardo, mi sono messa ad ascoltare i podcast di una trasmissione andata in onda fino alla scorsa settimana su Radio24, la prediletta di Schiaffino. Proprio il buon Schiaffo mi aveva consigliato a fine agosto di buttarci l'orecchio proprio perché condotta da Tommaso Labranca, che è uno dei suoi scrittori preferiti (infatti è stato lui a farmelo conoscere). La Bella Estate, questo il titolo della trasmissione, segue la scia, non so quanto inconsapevolmente, di quel filone nostalgico-amarcord-retro che sta animando ogni tipo di espressione culturale ed artistica degli ultimi anni (e che a me tanto piace) raccontando le estati degli italiani attraverso mode, storie personali che diventano in un batter d'occhio generazionali, fatti di cronaca, ricordi. 
Qui si possono ascoltare tutte le puntate (da luglio a settembre). E' davvero un bel sentire. Il programma è piacevole e leggero, sorretto da un Labranca che parla parla parla senza mai risultare spocchioso o auto-compiaciuto, il linguaggio è diretto, lucido, vivacissimo, sottilmente ironico, attento, veloce. Come parla, così scrive (vi consiglio di leggere qualcosa di suo).
E poi la selezione musicale iniziale è splendida: un brano di musica classica (ha messo pure Elisabeth Schwarzkopf, il soprano preferito di mia madre) sul quale T-La, sornione, inizia a muovere le prime parole.

The winter's comin' on,
Summer's almost gone...

mercoledì 7 settembre 2011

I Justice ci fregano ancora e a noi non dispiace neanche tanto



L'avete sentita la nuova canzone dei Justice? Se non l'avete ancora fatto cliccate sopra. 
Chissà cosa direbbe Simon Reynolds, probabilmente è lì che si mangia le mani perché il libro (Retromania, ndr) è già uscito e lui non ha inserito questa chicca che gronda nostalgia a ogni nota. Il duo francese è riuscito nel miracolo di coniugare Fame di Irene Cara (sempre sia benedetta), It's Raining Men delle Weather Girls e l'epicità di Music di John Miles (alcuni passaggi sembrano copiati con la carta carbone ma con mano leggerissima) e dei The Ark (il finale di Calleth You, Cometh I su tutte), il tutto con Giorgio Moroder che serve su un piatto d'argento Hot Stuff a Donna Summer dando una pacca sulla spalla a Etienne de Crecy mentre salta su Jump dei Van Halen mentre in un angolino scorgiamo Nicolas Godin&Jean Benoit Dunckel, vagamente meditabondi, che suonano con l'organetto il riff di The Final Countdown degli Europe.
Gran bibitone, va giù che è un piacere.

martedì 6 settembre 2011

Il RETRORMENTONE numero sette

Ritardi siderali. Sono passati quasi 10 giorni dall'ultima uscita di questa rubrica. Posso dire di aver assistito a uno dei concerti più evocativi della mia vita: i GusGus al Magnolia. M'è subito venuta una gran voglia di ballare come uno jurodivý (pazzi in Cristo), farmi crescere i capelli come il cantante, uguale a Legolas, e intonare a squarciagola Freedom di George Michael, il tutto sfoggiando jeans a vita altissima, quasi come Fantozzi, con camicione sformate e felpe scolorite. Poi la mente mi è andata a Children di Robert Miles, I Need a Miracle di Fragma (ora depredata da Guetta e Deadmau5) ma soprattutto Obsession di Chase, con quei capelli così fine anni '90, che hanno davvero portato tutte da Gwyneth Paltrow in Sliding Doors a Natalie Imbruglia fino a Victoria Beckham. Eh sì, anch'io, proprio nel '98. Ma non spingiamoci oltre, avremo tempo di arrivare al '99 e al mio acquisto della compilation di Striscia La Notizia con bombe come Bla Bla Bla di Gigi D'Agostino, Two Times di Ann Lee, My Heart Goes Boom dei French Affair e Boom Boom Boom Boom dei Vengaboys. Se qualcuno ha la tracklist completa, per favore, me la posti: due anni ancora e torneranno anche quelle sonorità lì.
Sull'onda dei ricordi e del recupero massiccio di canzoni del passato con annesse coreografie imbarazzanti, il contributo esterno di Accento Svedese, che non nascondo essere uno dei miei blogger preferiti. E' un grandissimo piacere ospitarlo qui e ancor più scoprire che canzone ha scelto.



Credo che da piccolo almeno un paio di canzoni mi abbiano salvato la vita, risparmiandomi un triste destino da metallaro obeso con i capelli lunghi, le borchie e zero ragazze al seguito. Son cose che ho vissuto in tenerissima età ma che non si limitano ad essere parcheggiate più o meno perennemente nell'inconscio perché io le ricordo come se fosse ieri, le respiro ancora oggi e le ricorderò anche domani perché sono vive nella mia mente come ogni momento formativo che si rispetti.
Dicevo – prima di perdermi in giri di parole che mi fanno girare la testa quando li rileggo perché spesso e volentieri quando mi rileggo non ci capisco nulla  – un paio di canzoni, ed allora facciamo nomi e cognomi: in primis Pump Up The Jam dei Technotronic che mi copiò mio cugino su una cassettina (una di quelle Basf C60 al cromo che esistevano solo negli anni ottanta e probabilmente contenevano un nastro velenoso dall'alto potenziale psicotropo, roba che se lo sanno quelli di Vice ci fanno un articolo) ma soprattutto la maestosa Good Life degli Inner City. Tralasciando il fatto che non ricordo assolutamente il video di Pump Up The Jam dei Technotronic perché in seguito mi son fumato il nastro della Basf C60 al cromo (era ottimo ed abbondante come il rancio dei soldati, roba che se lo sanno quelli di Vice ci fanno un altro articolo e mi intervistano pure), ho dimenticato un sacco di cose e ne pago ancora oggi le conseguenze, mi soffermo su Good Life degli Inner City perché è qui che volevo arrivare con quest'altro rutilante/roteante giro di parole.
Il video di Good Life lo vedevo praticamente una volta all'ora su Videomusic ed era sempre come la prima volta. Una pop song perfetta innestata su un corpo house-music da sballo, un video che non c'entra un cazzo con la canzone ma che probabilmente era una ottima scusa per andare a cazzeggiare a Londra ed è uscito così, con la protagonista-cantante che è vestita come è trendy vestirsi adesso solo che era l'88/89 (e dunque era in netto anticipo sui tempi, come la musica degli Inner City d'altronde) e la città di Londra in tutto il suo caotico splendore. Rimanevo incantato di fronte alle immagini, rimanevo incantato di fronte alla musica, sono ancora incantato da cotanto splendore anche se son passati più di vent'anni e purtroppo (ma anche per fortuna) non sono più un pischello: all'epoca roba del genere era in heavy rotation sulle tv musicali (che poi in Italia erano una sola: Videomusic. Mtv non era ancora arrivata, e qualche emittente locale si lanciava in pionieristiche trasmissioni musicali, con risultati tra lo psichedelico e l'imbarazzante), oggi che grazie al digitale terrestre abbiamo a disposizione un sacco di tv musicali abbiamo perso Videomusic ma soprattutto si è persa la voglia di rischiare mandando roba del genere in heavy rotation. O forse è solo questione di musica attuale che per forza non può essere come Good Life degli Inner City perché c'è troppa musica in giro e se escono cose notevoli spesso e volentieri nessuno ha tempo di farci caso, ed allora via con i ragazzini con le magliette degli Iron Maiden e dei Judas Priest, via con le ragazzine che attaccano la toppa dei Manowar sullo zaino, via con cose esteticamente raccapriccianti. Ce li meritiamo.
Io Good Life la ascolto con gran gusto ancora oggi, e quando ho sentito la azzeccatissima versione chitarra-basso-batteria-voce che di recente ne hanno fatto i Dirtbombs ho ringraziato Dio (nel senso di Ronnie James Dio, altrimenti lo avrei scritto con la minuscola) di non essere diventato un metallaro obeso con i capelli lunghi, le borchie e zero ragazze al seguito. La strada che avevo preso era quella, ma Videomusic e gli Inner City mi hanno salvato. Meno male.