sabato 20 marzo 2010

Strani amori che


Cose belle:
  • fare il controcanto a Thom Yorke e Stuart Murdoch
  • l'ultimo disco dei Mariposa (qui, qui e qui subito)
  • lo spruzzo di cacao sulle labbra e sul naso dopo aver bevuto un latte macchiato
  • Memory Tapes e gli anni '80 rivisitati
  • gli album di indie-folktronica dalle copertine colorate e pacate, come a suggerire un mondo fatto di camerette di adolescenti nerd con la chitarra acustica, strani strumenti a fiato, giocattoli e carillon e il Mac (Department of Eagles, Tunng, Trouble Books)
  • il Philadelphia che è 'na droga
  • le betullacee
  • una videocamera scadente che fa foto artistiche in b/n
  • certi gruppi dal sapor anni '60 (The Clientele e Caribou)
  • mia cugina 12enne che sente per la prima volta la parola "lesbica" in un contesto penoso (la sua compagnia di danza ospite di un programma televisivo di Sky in cui due tizie si strusciavano e nei fuori onda hanno usato l'orrendo termine). Mi chiedo che effetti cacofonici avrà notato e che idea si sarà fatta. Se ne renderà conto continuando a fare danza - un ambiente dall'alto tasso di biodiversità.
  • mi sento un uomo formica tra due enormi polpastrelli di gomma/ma il dio pantofola mi accoglierà nella sua suite reale/mi si slacciano sempre le stringhe della vita.

venerdì 19 marzo 2010

era la statua nella sonnolenza del meriggio, e la nuvola


mercoledì 17 marzo 2010

Bonjour tristesse!

Beccare su Facebook foto di un anno fa in cui è taggato un amico e casualmente è presente anche il tuo ex. Sfogliare tutte le foto di quell'album non solo per individuare frammenti di lui, ma anche per convincerti che la sua nuova fiamma ha in più, rispetto a te, solo una terza abbandonante di reggiseno. Appurare che ora vivono a Barcellona assieme, che lei è figlia di un aristocratico belga che possiede due castelli, che presto avranno un figlio (previsione del 2010).
Ricordare l'ultima volta che l'hai visto: a un tuo concerto, un anno fa. Farsi del male riportando alla memoria la sua mail in cui ti comunicava che non ti voleva alla sua laurea (tu che gli hai fatto passare gli ultimi 6 esami dandogli tutti i tuoi appunti).
Sapere che non ti andrà mai giù.


Rincorrere un treno che parte con chitarra al collo e occhiali da sole dopo aver cantato ubriaca una tua canzone alla ragazza che ami. Vedere che lei ti saluta e tutti i passeggeri ridono. Tornare indietro col pensiero di tre anni quando il treno stava per partire, tu che le dai tutta la confezione di Bucaneve che tieni in borsa anche se è il tuo pranzo/cena.
Sapere che sarai l’unica ragazza della sua vita, che lei non sarà mai tua, che questa storia è finita ancor prima di iniziare, prima ancora della sua testa sulla tua spalla, prima ancora dei suoi occhi nei tuoi, prima ancora di quel lunedì pomeriggio di Marzo in cui vi siete incontrate per caso.

sabato 13 marzo 2010

Canoni retro-futuristi: Telephone, il nuovo video di Lady Gaga

Lady Gaga ha un nome di battesimo francamente imbarazzante: Stefani Joanne Angelina Germanotta. Pare uscito da Quei bravi ragazzi di Scorsese o dalla trilogia del Padrino. No, con un corredo genetico così pizzaspaghettiemandolino non si sfonda da nessuna parte.
Così la nostra Stefani si è ribattezzata Lady Gaga: un omaggio al glam, così dice lei, capace anche di competere con Divine e tutto l'immaginario sweet transvestite della New York degli anni '70, Lou Reed, Bowie.
Da icona a icona: Lady Gaga è stata capace di inventare non solo un personaggio, ma una vera e propria acting perfomer di uno spettacolo creato ad hoc per il pubblico in cui il corpo e le azioni sono continuamente una messa in mostra.
Lady Gaga quindi come iper-icona: un'icona di stile che rimanda ad altri stili, che è continuamente riferimento ad altro, che richiama e schiaccia l'occhiolino alle icone del passato, riuscendo a condensare in sé gli ultimi 30 anni di moda, costume, spettacolo.
Non conosco la musica della Germanotta, mi sono avvicinata a lei grazie a Bad Romance, canzone che gira sul mio iPod da più di un mese con piacere, il solito elettro-pop-dance che tanto va per la maggiore negli ultimi tempi. Il video è il trionfo dell'eccesso, pregno di uno stile in odor di Marc Jacobs e Galliano, di una fotografia plasticosa alla Lynch e di movenze schizzoidi alla Marilyn Manson (ecco, Lady Gaga è il perfetto risultato di un morphing tra Manson, Naomi Watts e Amy Winehouse fuori e dentro il rehab).
Ma è un video perfetto per la canzone: una vera e propria accozzaglia ed abbuffata di colori, un baillame di corpi che si contorcono ma non solo: cialtrone, enigmatico, orrorifico (l'apparizione del gatto Sphinx), trashissimo, strisciante, non-sense, smaccatamente eccessivo; la Germanotta diventa arte, si esibisce, acquista spessore, indossa abiti che sono sculture, cambia e assume nuove forme. Intorno a lei tutto è finto, tutto è arte: le ballerine si muovono come manichini, escono da bozzoli/bare, gli uomini sono petti nudi tatuati e oliati, l'orso della pelliccia, il letto che prende fuoco. Nulla è vero, nulla è reale: tutto è eccesso e forma, ogni gesto teatrale, ogni espressione ben confezionata.
Ma la ciliegina sulla torta è l'ultimo video, Telephone, insieme a Beyoncé. La collaborazione da urlo aveva fatto presagire un videoclip altrettanto al fulmicotone: ogni previsione è un gradino sotto ai 9 minuti e 32' di puro iper-cinema visibili da oggi su YouTube.
Sì, perché tutto in Telephone è iconico, un continuo rimando a qualcosa d'altro, un insieme di riferimenti culturali che formano un vero e proprio canone retro-futurista in cui gli anni '80 e '90 (ma non solo) si mescolano e vengono rielaborati secondo il gusto e le tecniche attuali.
Ecco a voi il delirio kitsch per eccellenza.




scena/1: carcere femminile, già ho strani presentimenti. Lady Gaga arriva con la sua personale tenuta da galeotta, tacchi assurdi, occhiali da sole tolti per guardare dritta in camera (è uno spettacolo, no?). Le detenute, pupe truccate pesantemente e con le cosce al vento, leccano le sbarre, o vi strusciano le tette rifatte lanciando alla Germanotta sguardi lascivi. Le carceriere, versione riveduta e corretta di Wanna Marchi all'ammmmericana, la spogliano e si scambiano battute ("I told you she didn't have a dick") sulla nostra eroina in collant a rete e scotch nero sui capezzoli, che manco Amanda Lear coi CCCP. (nb: il paragone con Vogue e Express Yourself di Madonna è quasi obbligatorio)

scena/2
: ora d'aria, donne tatuate e truccatissime sollevano pesi, circondate da energumene di 100 chili cadauna vestite da pappone o Kit di L Word. Ed ecco che entra lei, incatentata e con degli occhiali poco appariscenti (ai quali è stata applicata una 30ina di sigarette accese per un motivo che or ora mi sfugge), viene avvicinata da una ceffa molto mascolina che prima se la usma (momento fetish #1) poi se la gusta, poi le mette una mano tra le gambe. Lei imperturbabile nella sua capigliatura estrema (probabilmente è passata dal coiffeur della prigione un attimo prima dell'ora d'aria) viene richiamata perché ha ricevuto una telefonata.

scena/3
: smentita chiaramente la supposta presenza di un parrucchiere all'interno della prigione: Lady Gaga usa delle lattine di Coke a mo' di bigodini, suggerimento che, semmai fossi in situazioni d'emergenza, prenderei sicuramente in considerazione. Le detenute si menano pesantemente, scatta una vera e propria rissa che viene accolta con favore dalle altre ceffe. Hanno panem et circenses, e di che possono lamentarsi? Ci farei la firma io per stare in una prigione femminile: cibo gratis, donne, e pure una sana dose di ultraviolenza quotidiana.
Beh, la nostra Gagarin riceve 'sta chiamata. Vestita solo con un chiodo di pelle che anche nel '76 sarebbe stato scartato dalla Westwood, risponde e finalmente, a 3 minuti circa dall'inizio del video, attacca la canzone. L'effetto è esilarante. Canta, dice di non sentire la sua interlocutrice, molla la cornetta e inizia a muoversi, mentre nel frattempo la musica inizia a pompare.

scena/4
: finalmente le ballerine! Nei corridoi della prigione si danza tutte mezze ignude, aggrappate alle sbarre, con push-up brillantinosi, e il groove pompa sempre più. Tutte le danzatrici sono tatuate (una c'ha pure scritto sulle gambe: TOO HOT, troppo fica). La cosa si fa aggressiva, la Germanotta digrigna i denti e ha i collant smagliati sulle natiche, poi, grazie a un montaggio serrato, è solamente vestita dalla striscia gialla delle scene del crimine.

scena/5
: è il giorno fortunato della Gaga, qualcuno l'ha tirata fuori pagandole la cauzione. Lei, vestita stile Maria Goretti dark, si esibisce in un passo di danza alla Ginger&Fred ed esce. Pronta ad accoglierla la Pussy Wagon di reminiscenza tarantiniana (brrrrr!) guidata da......Beyoncé (aka HoneyBee).
"ti sei comportata da ragazzaccia, Gaga!", scandisce il lipstick nero della Knowles. E morsica un (?) waffle/focaccione che passa alla Gaga (momento fetish #2!), per poi partire sgommando.
Bonnie and Clyde al femminile, la risposta patinata di Bound dei fratelli Wachowski, o più semplicemente Thelma e Louise in versione trash?
In macchina il dialogo che Tarantino non ha mai osato scrivere:
Gaga: "Sicura di volerlo fare?"
Be: "Cosa intendi con 'sicura'"?
G: "Beh, sai come si dice, una volta che uccidi la mucca devi fare l'hamburger"
B: "Sai Gaga, la fiducia è come uno specchio, puoi ripararlo se rotto"
G: "Ma vedrai sempre quelle fottute crepe quando ti ci specchi"
oh-oh.

scena/6
: La Beyoncé canta, guida e intanto posa, che se fosse successo qui in Italia l'avrebbero arrestata dopo 30 secondi, ma siamo in Ammmerica e su quelle fottute strade nel deserto non ci passa mai un'anima viva tranne un coyote. Ma neanche lui: Lady Gaga ha bevuto il suo sangue per avere le labbra più rosse che mai.

scena/7: le due si sono fermate ad una tavola calda. La Bee è vestita di giallo, manca solo Alfredo e i Ferrero Rocher, cammina come nell'indimenticata Crazy in love, si siede salutando amorevolmente un ceffo che la tratta malissimo, poi vede le zizze fuori e cambia espressione, s'alza, momenti di tensione con un latinos, e la Bee ne approfitta per avvelenare der Pappon! (scenetta corredata da segnalazione fumettosa alla Batman anni '60: POISON!), versandogli nel caffé un litro di liquido bluastro. Der Pappon si risiede non prima di aver schiaffato 'na manata sulle natiche di una ben messa.

scena/8: Lady Gaga, nel frattempo assunta a tempo di record come chef della tavola calda (e vogliono farci credere che in America il tasso di disoccupazione è alto?! Ma se prendono gente senza manco un regolare colloquio né fedina penale pulita!), spadella come una dannata, sfoggiando un cappellino-inno alla sobrietà dalla forma di telephone, circondata da aiutanti truccati che scambiano baguette e sfilatini per cornette del telefono. Il montaggio ci fa vedere intanto la Bee in versione direttore del circo che ci contorce sul letto, abbastanza incacchiata.
Ma Lady G. è pronta per la lezione di cucina: "Come preparare un sandwich" (anche qui il richiamo a Tarantino di Kill Bill 2 è forte, ricordate la scena di Bill che prepara con cura il panino alla bimba?) - gli aiutanti cuochi ballano brandendo frullini, fruste, cucchiai di legno, uno spettacolino che tanto sarebbe piaciuto a Wilma De Angelis.
(nb: il trucco e la capigliatura della nostra sono un rimando palese alla Marilyn di Wahrol)

scena/9: il pranzo è servito! Tutto abbondantemente spruzzato di veleno per topi, pronto per essere portato in tavola dalla Gaga-cameriera, con un telefono come benda sull'occhio (dice qualcosa il nome Elle Driver?), il ceffo innaffia di miele tutto e s'ingozza come un'oca all'ingrasso. E perisce sotto l'occhio vitreo della nostra Lady, mentre la Bee gli dedica un bel "Sapevo che mi avresti preso tutto il miele, you selfish motherfucker!"
Montaggio che va di pari passo col tunz tunz, e sottotitoli tedeschi: EIN (che poi è EINS!), avventori che magnano, ZWEI, tossite di gente morente, DREI, morte generale.

scena/10: finisce tutto a passi di danza, costumi ammmericani a stelle e strisce (perché?), Lady Gaga che pare un misto tra Capitan America e Wonder Woman, tette e culi, froceria che balla e sgommata della Pussy Wagon.
Quando uno crede di aver visto proprio tutto, ecco che arriva il colpo di genio: abbiamo passato in rassegna Black Mamba, Batman, Wonder Woman, perché farci mancare la donna leopardata? Lady Gaga, come negli spot televisivi americani delle concessionarie d'auto usate, si muove sul cofano a ritmo di musica, sfoggiando un cappellino rubato a Madonna, a Britney Spears o ai Village People o molto semplicemente a un gerarca nazista.
Il telegiornale dà la notizia del massacro al dinner, ma la Pussy Wagon è già a mille chilometri di distanza e le nostre eroine sfoggiano abiti a metà tra la fata turchina di Pinocchio, una badessa e un burqa.
Il finale vede le nostre promettersi eterna complicità, il tutto suggellato da una stretta di mano power-lesbo. Sì, le nostre Natural Born Killers sono inseguite da un elicottero ma la storia non finisce qui....

paura paura paura!
(notare come la voce di Lady Gaga sia uguale a quella di Jenny Schecter)

aggiornato al 13/3 ore 20.10: Telephone al primo posto della classifica settimanale di Blob.

mercoledì 10 marzo 2010

La violenza e il sacro. Come sovvertire l'ordine costituito

Esiste una legge per cui se dici a un bambino di non toccare una certa cosa, lui sicuramente la toccherà. Inutile dire "no, è cacca": il pupetto, incuriosito dal suono invitante della parola, allungherà la mano verso l'oggetto del peccato causando le ire della mamma stressata.
E' logica, è matematica, è anche psicologia: tutti noi siamo diabolicamente attirati dal proibito.
Ma siamo davvero ignari del baratro oscuro e profondo in cui questa scelta scellerata, efferata, nefanda ci condurrà? Potremmo rinunziare, eppure non lo facciamo. Scegliamo il peccaminoso, la sgomentevole via della perdizione, pronte a pagare l'oscuro prezzo della vergogna.
Sì, noi sappiamo ciò che il destino beffardo ha riservato per noi: dolore. Tuttavia, cocciute come asine sarde alle pendici del Gennargentu, pestiamo i piedi e ammiriamo, un po' a mo' di icona santa, un po' come un chiodo fisso, ciò che la natura non c'ha permesso di possedere: la donna etero.

Si sa, a qualcuna piace donna. Non che tutte le lesbiche del mondo siano dei maschi mancati, no affatto. Ma il sottile piacere della sfida - del proibito, appunto - ci solletica quanto la vocetta del diavolo tentatore che ci dà consigli su che fare davanti a un bivio.
E quindi ci buttiamo in questa missione impossibile con inscoscienza, un pizzico di sfacciataggine e tanto, tanto panico.
Ci sono però dei piccoli metodi, tramandati da donna a donna proprio come i rimedi contro la tosse della nonna, piccole strategie o consigli per, come dire?, ammorbidire una giovane preda. E qui urge fare una precisazione: l'approccio d'impatto e velocizzato finalizzato alla one night stand (o sveltina per noi comuni mortali) non necessita di faticosi ammorbidimenti. In questo campo la lungimiranza degli studi applicati di Shane McCutcheon ha fatto scuola.
Esistono poi approcci tremendamente più lenti, contraddistinti da ritmi bradipici, da anelamenti (per lesbiche depresse, 'nzomma).

Innanzitutto: l'eterosessualità non è una malattia, ma è da trattare come un'incompletezza, un'incongruenza. Donne eterosessuali hanno più volte dichiarato d'essere "aperte mentalmente a 360°" (bruttissima espressione, tra l'altro), di riuscire a immaginare se stesse insieme a una donna per una questione "di testa". La messa in pratica è, ahimé, il nodo centrale, spesso (sempre!) il più difficile.
La fatica in questi casi è tutta nostra: come con la polenta, bisogna continuamente rimestare per eliminare quegli impietosi grumi che si formano. E' un processo lungo, ma non crediate sia garantito il successo.

approccio numero 1. buttiamola sul "uniamo le nostre solitudini"
E' l'approccio più disperato e garantisce risultati diametralmente opposti. Due anime sole si scontrano. Tutto il mondo crolla. Tu e lei e il vuoto. Fondono le sofferenze, il comune sentire. Complicità, intimità, tu e lei. Il passo da amica ad amante è lento, lentissimo o breve, a volte subitaneo.
Ma accade anche che tutta la solitudine accumulata sfoci in un mare di insicurezze, confusioni, incertezze, strappi e lacerazioni. Ma c'è amore, a volte, ed è totale.

approccio numero 2. buttiamola sul "siamo terribilmente simili"
Noi usiamo le stesse sigarette, ascoltiamo la stessa musica, entrambe abbandonate dallo stesso uomo in età pre-adolescenziale (e codesto accadimento ci segnò). Noi dormiamo nello stesso letto. Noi ci rubiamo le frasi a vicenda. Noi che "ma quella si sa che è una stronza" e pissipissibaubau.
Noi che sbronze roviniamo sulla moquette dell'appartamento e che non troviamo manco le chiavi di casa. Noi che ridiamo solo guardandoci negli occhi. Noi che cantiamo "tirolese" in Living on my own di Freddy Mercury.
Potremmo anche provarci.
Qui siamo pericolosamente in zona Shane McCutcheon, 'na botta e via.
Però...

approccio numero 3. buttiamola sul "tu non sai cosa ti perdi"
Tu, donna insoddisfatta, scavata da rughe che malamente nascondono anni e anni di mimica facciale da orgasmo simulato. Tu, casalinga triste maltrattata dal marito con l'alito pesante, curva a pulire il bidet con l'Ajax superficie bagno. Tu, professoressa 55enne di latino, sbeffeggiata da adolescenti prosperose, platinate, smaniose, smaliziate, dall'alto dei loro vistosi 15 anni.
Tu non sai cosa ti perdi.

approccio numero 4. buttiamola sul "non osare fare un passo indietro"
A questo punto stiamo tanto bene io e te che non ha senso tirar fuori i come ed i perchè. Cerchiamo insieme tutto il bello della vita in un momento che non scappi tra le dita. E dimmi ancora tutto quello che mi aspetto già che il tempo insiste perchè esiste il tempo che verrà. A questo punto buonanotte all'incertezza, ai problemi all'amarezza: sento il carnevale entrare in me. E sento crescere la voglia, la pazzia, l'incoscienza e l'allegria di morir d'amore insieme a te.

parapapàparapàparapapàpaparapapà....
(eter'ho detto che funziona!)


Gli approcci possono essere anche letti in senso crescente: dalla calma piatta alla tensione emotiva. Uno non esclude necessariamente l'altro.

domenica 7 marzo 2010

Non m'arzo perché ho sonno


Non m'arzo perché ho sonno

Solo voci femminili. Solo atmosfere oniriche. Solo brani selezionati alle 5 di notte.
Una copertina non modificata con Photoshop.

Cliccando sull'immagine scaricherai la compilation della primavera 010.
Contiene, tra gli altri, Beach House, Massive Attack, Feist, Cat Power, Diana Krall, Broadcast...



nessun orso di pezza è stato maltrattato durante la realizzazione della copertina